 Italia terra di Re, Regine, Draghi, Pulici e tanta solitudine Il Racconto dei Racconti Fanatasy-gotico, visivamente accattivante ma senza emozione
di Roberto Leggio In un mondo fiabesco tre regni sono il riflesso e lo specchio di tre Re. La Regina di Selvascura vuole assolutamente un figlio, Non riuscendoci fa chiamare un indovino che le prospetta una sicura maternità quando avrà divorato il cuore di un drago cucinato dapprima da una vergine. Il figlio che nascerà sarà identico ad un contadino. Un Re lascivo e malato di sesso, sente di notte la voce soave di qualcuno che canta nell'oscurità. Certo che si tratti una bellissima ragazza, se ne invaghisce perdutamente, senza sapere che si tratta di una vecchia lavandaia. Un “piccolo” Re, annoiato e vedovo, cura e fa crescere un pulce tanto da farla diventare grande come un maiale. Una volta morta, bandisce un torneo per dare in sposa la figlia, contando sul fatto che nessuno indovinerà di chi sia quella “pelle” messa in gioco.

“Ogni desiderio, necessita di un sacrificio”. Basterebbe questo incipit per comprendere il senso del nuovo film di Matteo Garrone, che passando dalla letale realtà dei suoi lavori precedenti, si avventura in un fantasy gotico (con punte horror), fallendo però il colpo. Il Racconto dei Racconti è un affresco di tre mondi (che solo alla fine si intersecano) dove la stupidità umana e l'amore del proprio ego fanno deflagrare le esistenze di principesse, principi, orchi, draghi, vecchie e giovani megere. E' difficile incasellare l'opera di Garrone, perché è un compendio di favole grottesche e letali, tratte da Il Cunto de Li Cunti di Gianbattista Basile (scrittore cinquecentesco), sopraffino favolista al quale (pare) si siano ispirati perfino i fratelli Grimm nello loro storie più dark. Ci sono Re e Regine, ognuno con una loro “ossessione” che alla fine ottenebra le loro menti e chiede tributi di “sangue” ai loro comprimari. E alla fine non esiste una vera redenzione in quanto le loro aberrazioni, sebbene affascinati, generano mostri e risultano terribilmente pericolose. Ne sono “consapevoli” il principe ed il suo doppio povero (ma infinitamente più libero), le due vecchie sorelle che si separeranno definitivamente entrambe febbricitanti di una giovinezza che le condannerà per sempre e la futura principessa destinata ad un Orco dopo che un padre ignavo l'ha preferita ad una pulce enorme. Un gioco di specchi, in cui alla fine vince solo la crudeltà umana. Il mostruoso dell'anima è nelle corde di Garrone, però oltre l'ottima fattura tecnica il suo nuovo film (da antologia la caccia del Drago marino del Re desideroso di paternità) resta solamente un'operazione più di testa che di pancia. Il regista romano con quest'opera dal respiro internazionale, girato con grande perizia e con un manipolo di attori dalle facce giuste (Toby Jones, Vincent Cassel, Salma Hayek) ha provato a fare il passo più lungo della gamba, giocandosi tutto. Ma, ahimè, il suo film, oltre l'estetica resta un film stucchevole, privo di emozioni.
Giudizio: **

(Venerdì 15 Maggio 2015)
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