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Un posto in cui poter cambiare il “mondo”

Tommorrowland

Positivismo per un futuro migliore


di Roberto Leggio


Da qualche parte in una dimensione parallela esiste un mondo perfetto. Lo scopre da subito Frank, bambino inventore senza successo, che durante l'esposizione universale di New nel 1964, grazie ad una spilletta magica donatale da Athena una bambina come lui, si ritrova in un luogo misterioso ed avveniristico. Ai giorni nostri, la dodicenne Casey, che disillusa dal mondo dei grandi rassegnati a un futuro lugubre e senza speranza; si reca quasi ogni notte a sabotare quello che resta dalla rampa di lancio di Cape Canaveral, per non farla smantellare del tutto e dare una possibilità al padre, ingegnere aerospaziale destinato alla disoccupazione. Incarcerata e subito rilasciata, trova tra le sue poche cose la spilletta magica e subito si ritrova a sbirciare a Tommorrowland, un posto fantastico che potrebbe essere la Terra di domani. Certa che quel mondo esista davvero e non solo un posto di fantasia, con l'aiuto di Athena, ancora bambina, si mette alla ricerca di Frank, adesso adulto, l'unico esistente sul pianeta ad avere la chiave di ingresso di quel mondo possibile.


Grazie a Dio c'è la Disney. Il colosso di Burbank, il sogno di un uomo che amava tutti i bambini del mondo, è riuscita ancora una volta a farci sognare in positivo. Tommorrowland è un film ottimista. Almeno per come ci prospetta un futuro prossimo venturo. Non più piaghe che ci impongono viaggi interstellari, sabbie da cui sorgono civiltà post qualcosa, niente piogge acide e nemmeno città stato che chiedono tributi di sangue; ma un luogo in cui convivono leggerezza, fantasia e convivenza civile. D'altronde ci voleva anche un regista estroso come Brad Bird, fattosi le ossa con i cartoni della Pixar vincendo due Oscar, per dare alla realtà quell'estro da fumetto che aleggia su tutto il film. Non per nulla le avventure di Casey, Athena e Frank hanno proprio quel senso di giocosità che è intrinseca in tutti i prodotti Disney. Senza contare nella fiducia di individui (presi da tutte la fasce sociali) che abbiano nella mente e nel cuore, un'idea luminosa per cambiare il mondo e forse gli esseri umani. Un'opera di utopie, dove la volontà è la scintilla che può far scaturire in ogni caso qualcosa di buono. Ma tanta positività rischia di offuscare il quadro. Brad Bird ed il suo sceneggiatore Damon Lindelof, giocano da subito a carte scoperte, così da farci perdere il senso di sorpresa (e meraviglia) che dovrebbe stupirci non appena la vicenda si fa intrigante. E non è immune nemmeno George Clooney, il bambino diventato adulto in quel mondo, cacciato e unico che possa tornare indietro per migliorarlo definitivamente. Su questo piano lo straordinario diventa normale anche quando scopriamo (nella sequenza migliore di tutto il film) che la Torre Eiffel è una rampa di lancio per direzioni non di questa dimensione. Peccato perché con il carico di buone “intenzioni” (da sempre cavalli di battaglia della Disney) di cui è disseminata l'opera, resta alla fine un film divertente, ma nulla più.

Giudizio: **



(Domenica 24 Maggio 2015)


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