 Vent'anni dopo il parco è aperto Jurassic World Più dinosauri, più azione, ma il resto dov'é?
di Roberto Leggio Benvenuti, il parco è aperto. Ventidue anni dopo il sogno giurassico di John Hammond è realizzato. Il suo Jurassic Park a Isla Nublar adesso si chiama Jurassic World ed è un parco a tema dove si riversano migliaia di persone, felici di interagire con dinosauri di tutti i tipi, frutto dell'ingegneria genetica. Ma si sa, il tempo e le attrazioni dopo qualche anno sono già vecchie. Quindi per dare più brividi e far aumentare il pubblico ormai assuefatto dai soliti dinosauri; la manager operativa Claire con l'aiuto del capo genetistaHenry Wu, ha dato vita al primo dinosauro geneticamente modificato. La nuova “attrazione”, l'Indominus Rex, è un ibrido pericolosissimo: intelligente, affamato, capace perfino di mimetizzarsi. Sfuggito con uno stratagemma dal suo recinto, l'animale inizia a seminare terrore, puntando sul centro del parco zeppo di turisti. Sarà la preparazione militare di Owen Grady, marinaio prestato al Luna Park per “addomesticare” i Velociraptor, a fronteggiare la minaccia e salvare il salvabile.

Remake, reboot e altre cose, Jurassic World parte da una trama elementare per rinverdire il franchise giurassico, inventato da Micheal Chricthon e portato sullo schermo (con successo ed intelligenza) da Steven Spielberg. Alla quarta trasposizione, il film diretto da Colin Trevorrow punta più sull'azione e sull'iterazione tra dinosauri “cattivi” e virtualmente “buoni”, sacrificando però la meraviglia giurassica. Senza contare che tutto il film (che impiega moltissimo ad entrare nelle corde dell'azione) poi cerca di riciclare idee e situazioni già viste nelle tre precedenti puntate, vanificando l'effetto sorpresa (chi si terrorizza ancora quando ci si ritrova con il muso di un bestione che vi alita addosso?) Con uno sguardo meno attento ai pericoli dell'ingegneria genetica e pensando di fare leva sui gusti di un pubblico più smaliziato di quello di vent'anni fa, Jurassic World gioca su assoluti: più azione, più dinosauri, più morti mangiati e straziati, più effetti speciali (anche se le creature in animatronica erano migliori di quelle di oggi in motion capture) e più domande per lo più senza risposta. Anche perché le implicazioni etiche del prototipo vengono tralasciate per strada, non approfondendo il lato oscuro della scienza e della clonazione e dei profitti che ne potrebbero derivare. Produce Spielberg e il divertimento è in parte assicurato. Ma oltre lo sballottamento all'interno della rotosfera panoramica, i Velociraptor ancora protagonista e senza piume (in quanto non cinematograficamente appetibili) ed il finale che ribalda la prospettiva del primo film, tanta attesa (dopo il pessimo terzo episodio) il gigante ha partorito il topolino...
Giudizio: *1/2

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(Giovedì 11 Giugno 2015)
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