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Un progetto teatrale interamente al femminile

Mosaico di Donna-vetustà: quattro protagoniste in sfida con i loro tempi si raccontano.

Ieri a Roma nello splendido scenario di San Pietro in Vincoli


di Sarah Mataloni


Roma. Nella splendida cornice del chiostro di San Pietro in vincoli, è andato in scena, ieri sera, Mosaico di donna-Vetustà-, prima parte di un originale progetto teatrale tutto al femminile.
Penelope, Messalina, Roswita di Gandershein, Costanza d’Altavilla, Christine de Pizan, sono il simbolo della sfida alle costrizioni e agli schemi imposti dal loro tempo: il flusso dei loro pensieri si muove in uno spazio indefinito, che accoglie le loro gioie, delusioni, sofferenze, illusioni.

Le protagoniste, eroine senza confini, raccontano drammi personali, rendendoli eterni e intimamente connessi all’immagine della donna; cinque figure simbolo di una femminilità che preme per essere riconosciuta e non dimenticata dalle costrizioni imposte dai loro tempi.
In uno spazio scenico suggestivo ed essenziale, Valentina Caimmi, Chiara Leone, Francesca De Magistris, Azzurra Sottosanti si muovono armoniosamente modificando di volta in volta il punto di vista del racconto: trascorsi femminili differenti, uniti da una radice comune, il desiderio di raccontare con la propria voce, una verità personale, non tramandata dalla storia.
Penelope, la celebre moglie dell’eroe Ulisse, rappresenta la donna fedele e in eterna attesa, “brava moglie e brava madre, che vive, al suo interno, un dissidio indicibile: la sua coscienza è combattuta tra il desiderio di lasciarsi andare alle passioni e una difficile resistenza.
Contraltare della donna fedele, Messalina è simbolo della femminilità senza pudore e senza vergogna, capace di lasciarsi vincere dagli istinti e dal richiamo delle passioni.
Sulla scena, poi, si muovono, due coraggiose scrittrici: Christine de Pizan, considerata un'antesignana del femminismo per i temi trattati nelle sue opere, e Rosita di Gandersheim, prima poetessa tedesca della storia. Due donne che hanno lottato per l’affermazione del proprio ingegno in una società senza spazio per protagoniste femminili in forte contrasto con i loro tempi.
A coronare il tutto e a rendere omogeneo il quadro d’insieme e le vicende personali di ciascuna donna, le parole tratte dal monologo di Costanza d ’Altavilla assumono un significato universalmente valido per ogni epoca.

“ Non conta quello che la storia tramanda: conta ciò che siamo state per noi stesse; conta ciò che abbiamo fatto per proteggere e custodire quel che andava tutelato»

L’intreccio delle storie, diventa omogeneo grazie al testo, capace di unire sapientemente illusioni e drammi personali in un'unica storia femminile di riconoscimento, che risuona eterna e mai scontata.



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(Domenica 26 Luglio 2015)


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