 Guerre private e sociali Dheepan Mondi disperati in collisione
C’è solo guerra nella vita di Deephan. Tigre Tamil in fuga dallo Sri Lanka in fiamme, si ritrova con la sua famiglia acquisita (una donna, una figlia) in una banlieu parigina, terra di nessuno dove vige la legge del più forte. Alla ricerca di una vita normale, come guardiano di quella umanità in collisione, osserva dalla finestra la guerra non dichiarata tra bande di piccoli spacciatori, cercando di restarne distaccato. Quando un capetto viene ucciso in un agguato in casa propria mentre la “sua” donna sta facendo le pulizie, l’uomo torna a combattere per se stesso e per la “libertà” della “suoi” cari. Sarà ancora il sangue a segnare il destino di tutti.

Scusate l’abuso del sostantivo, ma Dheephan è sostanzialmente un film di guerra. C’è la guerra personale di un uomo che tenta di strappare con il passato e c’è la guerra sociale tra etnie diverse, costrette a convivere in palazzoni fatiscenti che sembrano ruderi di un conflitto balcanico. Ancora una volta Jacques Audiard racconta l’inferno sulla Terra, guardando dentro i corpi di un popolo di sommersi in un carcere all’aperto che è un quartiere dell’estrema periferia parigina. Un luogo, o meglio un non luogo, dove lo stato latita e la vita si basa su leggi non scritte. La violenza è un dato di fatto e la ricerca di una vita piena è un sogno per pochi. Con occhio affilato il regista francese mette in scena le contraddizioni di un paese (la Francia) in guerra con se stessa e che sembra non riuscire ad amalgamare una società multietnica. Ne è la prova la scena in cui due personaggi parlano due lingue diverse, con l’intento di capirsi a vicenda. Magari ci riescono ma è solo una questione momentanea. Ma è anche, e soprattutto, il paradigma sulla difficoltà di tre persone che si fingono famiglia (e che vorrebbero esserlo a tutti i costi) pur di sopravvivere ad un mondo (quello occidentale) in dissoluzione. Un epopea quasi senza speranza, ma che forse troverà una pacificazione in altro paese in contrasto, quell’Inghilterra più “civile” e più “aperta”, ma in ogni caso zeppa di contraddizioni. Un luogo dove con molta probabilità si innescherà un ulteriore guerra tra disperati. Perché quello che preme ad Audiard è mostrare che nessun posto è sicuro. Tranne forse l’intimità della famiglia. Reale o acquisita che sia.
Giudizio ***

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(Giovedì 22 Ottobre 2015)
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