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Il passato è una pesante terra straniera

Spectre

Meno dark ed introspettivo, Bond torna alle origini


di Roberto Leggio


I morti sono vivi. In missione per conto della defunta M, che gli ha lasciato in eredità un messaggio criptico e un omicidio spettacolare a Città del Messico nel giorno dei morti, James Bond si ritrova senza contratto e quasi “licenziato” dall’MI6, dato che non piace al nuovo M (Ralph Finnes) e Max Dentigh, protetto del Primo Ministro che vorrebbe cancellare del tutto la sezione doppio Zero, in quanto obsoleta a favore di un sistema di sorveglianza globale che sia funzionale ai nove intelligences mondiali. Cane sciolto in debito con la sua vecchia “madre” putativa (M), finisce a Roma dove durante un funerale intravede tra i presenti qualcosa o qualcuno che è legato al suo passato più remoto. Dopo una notte di fuoco con una bella vedova in attesa del “trapasso” e una corsa adrenalinica lungo le strade (deserte) della capitale, Bond giunge in Svizzera dove la memoria più recente gli sbatterà in faccia il suo lato più oscuro prendendosi carico di proteggere una ragazza dalla Spectre, organizzazione criminale che fa capo a Franz Oberhauser, tentacolare amministratore di vite, assassini prezzolati, uomini di potere e capi di stato. Per tentare di eliminarlo Bond dovrà esorcizzare tutti i fantasmi del passato…



Dopo Skyfall si ritorna al classico. Persa l’aura dark che aveva contraddistinto la nuova era dell’agente con la licenza di uccidere interpretata da Daniel Craig, Spectre ricompone il mito perduto filtrando con i canoni tradizionali. Assassino, seduttore, ironico, indistruttibile. James Bond a tutto tondo, insomma. Ed è una novità vedere queste qualità appiccicate al volto scavato e spiegazzato di Daniel Craig, indubbiamente il miglior Bond di sempre dopo Sean Connery. Ma non disperatevi: Spectre è l’esatta evoluzione di un personaggio morto e “risorto” con Skyfall. Si perché tutto è ripartito da li, anzi da molto prima da Casinò Royale e dalla sua amata e defunta Vesper Lynd. Così non è un caso che questa nuova avventura sia affastellata di spettri. Tutti o quasi provenienti dal passato oscuro dell’agente più famoso del mondo. Ma anche da oggi e di un “futuro” nebuloso che porterà forse ad una nuova esegesi della serie. Senza contare che perfino i morti hanno un peso fondamentale nell’esplorazione del “corpo” Bond. In Skyfall era Thiago Silva (uno dei migliori villain di sempre), figlio della stessa madre M in cerca di vendetta in un mondo destinato alla malora; oggi Franz Oberhauser (Christoph Waltz) emerso dalle ceneri di un passato pesante ed illuminante, carne e sangue della stessa “essenza” dell'agente segreto. Shakesperiano e proustiano nella forma e nella sostanza, l’episodio di chiusura definita con Daniel Craig (ma forse no), si regge nell’ottima regia di Sam Mendes che firma il finale della quadrilogia di rilancio dell’epica, con un film sempre in bilico tra quello che è stato ed il presente di un mito inossidabile. Meno riuscito di Skyfall, ma con una autoriale formula estetica e suggestiva (da antologia il piano sequenza iniziale), rinuncia in parte all’introspezione dei personaggi per il puro intrattenimento. Così nulla è lasciato al caso. James Bond è tornato. Magari più umano del solito. Ma pur sempre Bond.

Giudizio ***



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Il trailer:





(Mercoledì 4 Novembre 2015)


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