 La battaglia finale per la libertà è giunta Hunger Games - Il Canto della Rivolta - parte 2 Questa volta è guerra totale
di Roberto Leggio Tutto quello che ha inizio, ha una fine. Afona per essere stata assalita da Peeta (tributo, amico, compagno, al quale è stato praticato il lavaggio del cervello) alla fine del precedente episodio; Kathniss Everdeen è diventata il simbolo della rivolta verso Panem. Con la voglia di regolare i conti con il presidente Snow e dare termine alla sua malvagia tirannia, la "ragazza di fuoco" parte alla conquista della città despota con un gruppo di insurrezionalisti. Tra le macerie della periferia della “metropoli” nemica, nei cunicoli della città sotterranea, al freddo di una notte interminabile, Kathniss ed i suoi amici capiranno che la libertà tanto agognata nasconde un'insidia ancora più grande.

Il finale tanto atteso è arrivato. Kathniss Everdeen mette la parola “fine” alla parabola distopica di Panem (quelli che una volta erano gli Stati Uniti) in un vero film di guerra. Non ci sono più giochi, come non c'è più la sfida mediatica che faceva da collante nella prima noiosissima parte di questo episodio finale. Qui sono le armi a parlare. La “Ghiandaia Imitatrice” (Mockingjay) è il punto fermo della pattuglia mandata a Capitol City per detronizzare e uccidere il Presidente Snow (sempre sorridente anche quando picchia duro i ribelli e i suoi “accoliti). Ma dietro la “missione” di liberazione si celano molte più implicazioni politiche e sociali. Segno inequivocabili che ogni “democrazia” cela un lato oscuro. Così ogni regime può creare (o ricreare) una dittatura. Perché sono proprio le contraddizioni a tenere le fila di tutta la saga inventata da Suzanne Collins. Comprese quelle della protagonista destinata a trovare se stessa sia che si trovi in una arena combattere per sé e per il suo distretto o che si si trovi a battersi per il futuro di tutta una nazione. E sarà la sua coscienza (e la voglia di giustizia) a concludere la guerra per l'indipendenza. Privo di un finale mitologico, con molta azione, qualche scivolata horror (gli Ibridi nelle fogne) e un nichilismo diffuso; Il Canto della Vittoria 2, si pone come il migliore della serie, grazie ad una regia più dinamica e lanciata a soffermarsi non più di tanto nelle personalità dei personaggi di contorno, quanto a rendere Jennifer Lawrence corpo “macchina” di tutta la narrazione. E’ lei ha reggere le fila della saga, è lei con i patimenti emotivi a seguire l’azione ed è sempre lei a recidere i “fasti” di guerriera liberatrice, per entrare nei panni di una donna conscia del proprio destino, con un uomo a lungo aiutato, protetto, inseguito, desiderato e con il quale potrà affrontare un avvenire, magari radioso, magari pacificato.
Giudizio **1/2

(Giovedì 19 Novembre 2015)
Home Recensioni  |