A volte non credere. 1990. Minnesota. Chiamato ad investigare su una ragazza violentata da suo padre, il detective Bruce Kenner si ritrova in mezzo ad un guazzabuglio. Il genitore reo confesso, però non ricorda nulla. Sono gli anni in cui le sette sataniche attanagliano la provincia americana e allora forse qualcosa di più macabro è accaduto. Così spinto dalla curiosità e dalla voglia di svelare misteri inestricabili, il poliziotto si ritrova affiancato da uno psicologo che a suo dire il disvelamento dell'intrico è possibile attraverso l'ipnosi regressiva. Il padre vi si sottopone ed ecco che qualcosa di strano emerge dai suoi “ricordi”. Un fienile, adepti incappucciati con il volto dipinto, vittime sacrificali fatte a pezzi a colpi di coltello. Ma è tutto vero? Oppure quegli incubi fanno parte di una psicosi collettiva? E la ragazza ha detto davvero la verità? Scavando nell'anima nera degli uomini, Kenner arriverà ad una “incredibile” realtà.
Diamo in pasto alla gente quello che vuole vedere e sentire. Il senso del nuovo film di Alejandro Amenabar è tutto racchiuso in questo incipit. Regression è un horror di forma, ma non di sostanza. Si parla del diavolo, ma non delle sue corna. E' l'ossessione che è capace di creare la deriva della mente davanti ad un evento traumatico. Cosa è vero e cosa non lo è, allora? Tutto e niente. Amenabar penetra tra le maglie di una psicosi collettiva, che come un gossip rimbalza da un fienile ad stanza di un carcere, fino alle parole di una ragazza presumibilmente posseduta dal diavolo. Così come il poliziotto Ethan Hawke ne viene coinvolto, anche se la sua razionalità gli fa pensare il contrario. Misto tra religione e psichiatria, il film è un'opera a “parte”, che non appartiene a nessun genere. Ambientato negli anni '90, quando le sette demoniache spaventavano gli States, trova la forma in immagini cupe e deragliamenti psicotici, puntando ad essere un piccolo capolavoro di non-horror. Niente sangue, morti e demoniche visoni. Solo pancia e cervello. Tanta carne al fuoco. Peccato però che per un pubblico smaliziato di massa tutto questo non basta. Un po' più di suspanse e qualcosa più di terrore avrebbe fatto bene.
Giudizio **
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