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Più sangue, più violenza, più realismo

Macbeth

Ambizione e cupidigia nelle Highlands


di Roberto Leggio


Tempo di guerra civile in Scozia in un tempo remoto. Facce dipinte aspettano la battaglia definitiva che potrebbe cambiare le sorti di Re Duncan, uomo buono e onorevole, che ha delegato il “fedelissimo” Macbeth signore di Gladis a vincere lo scontro. Macbeth sconfigge il nemico ed è pronto ad avere dalla sua fama, terre e potere. Accade in parte. Gonfia di risentimento nei confronti di Duncan che ha deciso la successione a suo figlio Malcom, Lady Macbeth convince il marito ad ucciderlo e diventare se stesso Monarca. In una notte di tragenda accade l'inevitabile. Macbeth sale al trono ma il suo gesto è ben presto rimesso in gioco dalle parole di tre Parche che gli hanno preannunciato un futuro di sangue e della sua caduta per “mano di un uomo non nato da donna” e “quando la foresta di Durisdane si muoverà sulle proprie gambe”.


Ennesima versione dell'opera più sanguinosa di William Shakespeare, il Macbeth del nuovo millennio riscrive in parte la storia pur restandone fedelissima. Il Tiranno interpretato con passione da Michael Fassbender è un uomo si assetato di potere, ma è anche pieno di contraddizioni e roso dai sensi di colpa, pupazzo manovrato dall'eminenza grigia sua moglie, donna a metà in quanto privata di eredi diretti. La dialogia è la stessa, cambia semmai l'aspetto visivo: più violenza, più sangue, più realismo. Perché le mani di Macbeth e di quella della Lady (Marillon Cotillard) sono sporche di sangue innocente che ci riporta a cronache attuali. A metà strada tra Braveheart e Kurosawa, il film di Justin Kurzel mostra l'avidità e la spietata ambizione intrinseca nell'animo umano fotografandolo con con colori cupi e aranciati di rosso sangue, cromatismi perfetti della tragedia umana e di potere.

Giudizio **1/2



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(Mercoledì 23 Dicembre 2015)


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