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Criminalità d'antan nel east-end londinese

Legend

Doppio Tom Hardy in un film non riuscito


di Roberto Leggio


A pochi anni dalla Swinging London, i due gemelli Krai (il carismatico e attraente Reggie, lo psicopatico sanguinario Ronnie) gettavano le basi per diventare i criminali più famosi dell'East End. Intensamente cockney di umili origini, attraverso il reciclaggio, la prostituzione e il controllo dei nightclub, i due fratelli diventarono quasi da subito una leggenda. Ma il gusto della violenza di uno, il pragmatismo dell'altro, un indiscutibile lealtà tra fratelli, malattia mentale e un amore totale e distruttivo li porterà a fare i conti con la giustizia e vedere collassare il loro potere.


Vera storia criminale dei bassi fondi di Londra tra gli anni '50 e '60, il film poggia il suo punto di forza nella doppia interpretazione di Tom Hardy nelle vesti dei gemelli monozigoti Reggie e Ronnie Krai. Tutto il resto è però ahimè noia. Cucito addosso all'attore che negli ultimi anni ha caricato i suoi personaggi perversi di carne e di sangue, l'opera di Brian Helgeland, non trova mai una coerenza stilistica, perennemente divisa tra il drammatico ed il grottesco. In mano a Martin Scorsese, che di crimini se ne intende, la voracità dei due fratelli in un mondo violento, avrebbe avuto il sapore dell'epica flirtando con il sangue a fiumi e la crudeltà che il crimine necessita. Invece si resta basiti nell'accettare la dicotomia di un attore, che se da una parte rende l'elegante Reggie un villain affascinato dal bel mondo e dagli affari, dall'altra non convince in quelle del sociopatico ed irrazionale Ronnie, in quanto sebbene sia il personaggio più interessante, viene dipinto in maniera caricaturale sia nella postura come nella voce. Due personaggi in fondo diversi ma complementari, dove però il confronto quasi alla Jakyll e Hide, non è pregnante come il regista vorrebbe farci credere. Così resta nella mente il comportamento compulsivo e sanguinario di Ronnie (anima bestiale del duo) che picchia e uccide come un duro dei cartoni animati, mentre la sua controparte meno ferina è sempre sul punto di volersi togliere dalle scatole l'ingombrante fratello senza rendersi conto dove lo porteranno le sue azioni. A complicare le cose è anche la mancanza di una vera banda rivale, così come non aiuta a muoversi nella trama la voce narrante della moglie vittima di Reggie, anima morale del film. Ciò nonostante Legend si muove in un formalismo impeccabile con scenografie e musica d'epoca da far assaporare quel periodo dove questi due eroi popolari (da leggenda, appunto) agivano contro le caste ed il potere delle forze dell'ordine (con un poliziotto dipinto più come lo Zenigata di Lupin III). Con più piglio glamour, ma non per questo negativo, era più efficace nella sua concezione gangster movie (grazie anche alla colonna sonora dei Yeardbirds) London Boulevard con un misurato Colin Farrell, bravo ragazzo dalla faccia sporca che si scontrava con un cattivissimo consapevole di essere tale. Legend invece galleggia in un vacuo ed innocuo film di genere, lasciando la mitica sulla strada del realismo perdendosi sul grande schermo.

Giudizio: *1/2



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(Giovedì 18 Febbraio 2016)


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