 Hitler ritorna tra noi e rivuole il Reich! Lui è tornato Grottesca satira di allarme sociale
di Roberto Leggio Mein Kampf, leute! Risorto dalla polvere del tempo, Adolf Hitler si ritrova nel mondo “nuovo” della Germania multietnica, dimentica o in parte del Terzo Reich. Sbalordito di come sia andate le cose (la sconfitta da parte degli alleati, la nuova Europa unita ma stordita da ciarpame televisivo), il buon Adolf in divisa, baffetti e tenacia non sopita da grande “dittatore”, capisce da subito che deve far rinsavire il suo “popolo”. Attraverso i “media” che lo trattano da imitatore comico pazzoide, cerca di dare voce alla “nuova” Germania. Alleato di Youtube e un TalkShow tanto esilarante quanto “demenziale”, Hitler, “il fenomeno da baraccone”, diventa una star tentando, con i suoi discorsi, di riprendere in mano le redini del paese e guidare nuovamente la popolazione verso una svolta radicale.

Caustico, esilarante e drammaticamente minaccioso, Lui è tornato è una commedia grottesca quanto basta per tastare il malessere che si respira in Germania e nell'intera Europa, in questi anni di grande crisi economica e sociale. La ricomparsa di Hitler, quello vero, uomo forte dalla dialettica potente con un'idea senza fronzoli sul futuro della politica; scompagina l'apatia che segna il mondo contemporaneo bombardato Talk Show televisivi tanto vacui quanto demenziali. Perché la sua apparizione non è nefasta, anzi, è complementare ad una cecità di raziocinio nata e cresciuta attraverso i social networks e youtube. Come non ridere di un assassino che appare in TV esaltando la forza del popolo tedesco che si diverte guardando cuochi che si sfidano in cucina? La farsa è paradossale ma contiene un forte messaggio: in una società a pezzi, il nazionalismo e la paura del diverso può essere culla di un proselitismo senza remore. Adolf Hitler scende in piazza tra la gente, che nonostante lo prenda in giro, non percepisce la pericolosità delle sue parole autoritarie. Anzi ne concretizza il successo perché nell'intermedialità tutto è diventato spettacolo. Tratto dal best seller dallo stesso titolo di Timur Vernes, il film si focalizza sul tragico paradosso che i tempi non cambiano mai anche se siamo noi a cambiare. Il regista David Wnendt, a parte qualche sbavatura di troppo, si diverte a concentrare la parola scritta in un'opera a metà strada tra il documentario e la finzione (mettendo sotto accusa la televisione e tutti, dico tutti i canali interattivi) creando un tragico ibrido di gags spassose ma dal fortissimo impatto socioculturale (la finale sfilata in macchina con il dittatore in parata che viene salutato dalla maggior parte della popolazione con il braccio teso è da brividi); che trova la forza nell'interpretazione di Oliver Masucci, tedesco di origine italiana, perfettamente calato nella parte del Fűhrer.
Giudizio **1/2

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(Giovedì 21 Aprile 2016)
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