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Premio Nobel per la Letteratura

Dario Fo il giullare abbandona questo mondo

La morte di un grande italiano.


di Roberto Leggio


Roma - Il mistero buffo è che è morta una stella. A 90 anni Dario Fo si è eclissato nell'universo dei sapienti portando con se il “mistero” della sua innata vitalità di artista a tutto campo. Drammaturgo, attore, regista, impresario, pittore, giullare, bacchettatore di mala politica e tanto, tantissimo altro. Premio Nobel per la Letteratura nel 1997, ha acceso un faro nella cultura italiana, da decenni in balia dell'approssimazione, del malcostume, della volgarità. Nato nel 1926 in provincia di Varese, figlio di un ferroviere, arruolato tra le fila della RSI dopo l'8 Settembre (“L'unico esercito italiano esistente”) che gli attirò le ingiurie della Sinistra negli anni '70, Dario Fo è sempre stato un autore contro. Contro l'ipocrisia, contro l'ingenuità, contro il potere. Tanto che fu censurato perfino dalla Rai democristiana negli anni '60, perché troppo “intellettuale”, troppo “fustigatore” della malefatte della politica italiana. Marito, amante e semplicemente Uomo di Franca Rame (“me ne innamorai dopo un solo bacio”), attrice e regista anch'essa; compagna di una vita sul palcoscenico e fuori. Un sodalizio cinquantennale oscurato per un solo attimo negli anni '80, dove si parlò di separazione e fine di un grande amore. Ma si trattò più di un “bisticcio” mediatico per dimostrare che una notizia può rimbalzare a destra e sinistra, trasfigurando il suo empirico significato. Alla scomparsa delle moglie, Fo da ateo, confesso di vederla accanto a sé e parlarle quasi ogni notte. Il mistero buffo è anche questo: delineare una possibilità ultraterrena oltre lo gnosticismo. Vedere un suo spettacolo era immergersi nella vera potenza della parola. Ben oltre l'affabulazione. Oltre perfino del Grammelot (l'espediente espresso da una lingua inventata che imita il suono o la cadenza di una lingua esistente o un dialetto) dove egli era un vero maestro. Perché Dario Fo con le parole ci giocava e faceva immensi i suoi spettacoli, molti dei quali quasi interattivi con il pubblico. In una parola “coinvolgenti”. Morto Dario Fo, l'Italia perde un monumento della cultura. E chissà chi ci sarà a ricordarlo. La gente, i semplici, quelli si... Ma gli esponenti di destra o di sinistra che l'hanno sempre sopportato e quasi mai amato, cosa diranno adesso che non è più? Basteranno gli omaggi in suo onore nei prossimi giorni prima che anch'egli scompaia nell'oblio? Per ora festeggiamo l'uomo che è stato. E ricordiamo il “mistero buffo” della sua vita. Il Re dei Ciarlatani brilla nel cielo degli artisti. Quindi mettiamo le bandiere sui balconi e battiamogli le mani.



(Giovedì 13 Ottobre 2016)


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