 Espiazione di un senso di colpa La ragazza senza nome Atipico noir di coscienza
di Roberto Leggio La dottoressa Jenny Davin è molto stimata. Lavora in un ambulatorio di medicina generale alla periferia di Liegi. Una sera, un'ora dopo la chiusura, qualcuno suona il campanello e Jenny decide di non aprire. Il giorno dopo la polizia le chiede di vedere la registrazione delle telecamere di sorveglianza perché poco lontano è stata una donna morta priva di documenti. Le immagini rilevano le fattezze di una ragazza di colore probabilmente in fuga da qualcuno. Jenny comprende che si tratta di colei a cui non ha aperto. Rosa dai sensi di colpa, la dottoressa inizia ad investigare chi era quella “persona” per darle un nome e magari posare un fiore su una tomba.

Con la telecamera attaccata ai volti dei loro protagonisti, i fratelli Dardenne raccontano dolori e miserie umane nel palcoscenico della solita Liegi, sempre più grigia e aliena a se stessa. Il loro nuovo capolavoro è imbastito sulla pelle di una dottoressa rosa dai sensi di colpa per non aver aperto la porta dell'ambulatorio ad una ragazza di colore che da li a poco troverà una fine orribile. I due fratelli belgi seguono l' “espiazione” di quel peccato “formale” attraverso una dolorosa presa di coscienza nei confronti di quegli immigrati fuggiti dalla fame e da paesi in guerra, che trovando la morte in un paese straniero restano per lo più privi di un nome da apporre su una tomba. Marcatamente “cattolico” (anche se entrambi si allontanano dalla religione), il film si arrocca sul volto della dottoressa Jenny (una perfetta Adele Haenel) e nello suo studio medico ai “confini” della città, che appare sempre più ai limiti più estremi della società civile. Quella stessa sempre più avulsa al mondo che la circonda, dove la solitudine, l'indifferenza, l'egoismo sono all'ordine del giorno. Imboccando per una volta la strada delle detection (nel senso più ampio del termine) i Dardenne penetrano nelle viscere del malessere di una persona, che sebbene tenga fede al giuramento di curare gli altri, non trova nessun giovamento alla sua anima fino a quando non avrà dato una identità (e quindi una collocazione terrena) ad un corpo lasciato a languire nel disinteresse generale. “Un morto non è tale se continua ad agitarsi nel nostro pensiero” afferma la dottoressa Jenny cercando di far risaltare la verità su quella ragazza senza nome. Si tratta di una presa di coscienza elevata che comporta un'analisi di un quotidiano crudele, ma estremamente reale.
Giudizio ****

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(Venerdì 28 Ottobre 2016)
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