 Al Conservatorio si torna un secolo indietro, al Settecento del grande Giovanni Paisiello, Concerti all'Accademia Santa Cecilia di Roma
di Mario Dal Bello A Roma all’Accademia e al Conservatorio si susseguono i concerti, ciascuno dei quali offre delle interpretazioni alquanto suggestive. All’Accademia è stato davvero interessante assistere al concerto diretto da Rafael Payare col violoncellista (e direttore) Luigi Piovano. Due musicisti maturi, affiatati dalla voglia di “cavare” dallo strumento e dall’orchestra sonorità elettriche e appassionate. Pezzo forte, il Concerto n. 2 per violoncello e orchestra di Camille Saint-Saens, meno popolare del primo, ma intensamente bello. Lo strumento viaggia tra virtuosismi arditi - che richiedono al solista parecchia sapienza tecnica – e lirismo contenuto ma al contempo maestoso. Bisogna dire che sia Piovano come Payare hanno offerto una notevole espressività alla musica sempre ricca del compositore francese. Ancora la Francia nella Sinfonia Fantastica di Berlioz, imponente affresco autobiografico di un romanticismo che indugia sulla natura e sul lato avventuroso e macabro della vita (sogni, passioni, un ballo, un supplizio, un sabba). Payare, 36 anni, venezuelano cresciuto col celebre sistema Abreu, è un giovane direttore esperto, vivacissimo sul podio, attento e infaticabile. Volto meticcio, chioma nerissima e folta, estrae dall’orchestra un sentimento di creatività unico, un sussulto vitalistico quasi ruggente.

Al Conservatorio si torna un secolo indietro, al Settecento del grande Giovanni Paisiello, per un festival dedicato a lui, l’operista amato in tutta Europa, dalla Russia alla Francia e oggi troppo trascurato, a 200 anni dalla morte. Iniziativa lodevole, anche perché offre una serie di concerti sinfonici dedicati ai lavori strumentali del maestro di Taranto. I concerti per pianoforte (o fortepiano) e orchestra sono semplicemente deliziosi. Bene architettati, limpidamente divisi tra Allegro Andante – o Largo – e Allegro, brevi e lineari, offrono una cantabilità affettuosa, archi delicati, corni pastosi, flauti oboi clarinetti impiegati in soavi sottolineature e il piano che vola senza intoppi a variare, sottolineare, “cantare” con una freschezza che è equilibrio, buon senso, serenità interiore come in un affresco del Tiepolo. Si tratta di un canto orchestrale e pianistico molto chiaro, legni ed ottoni sono teneri, c’è sentimento ma non sentimentalismo, si avverte la fragranza di una melodia che Bellini e Rossini svilupperanno a loro modo, ma che qui ha qualcosa di sorgivo, di puro. Nel concerto n. 5 in re maggiore il Largo è di una bellezza incantevole, un canto del pianoforte (si sente che arriverà un Bellini) sull’accompagnamento soffice dell’orchestra, qualcosa di aereo. E’ poesia. L’orchestra degli studenti del Conservatorio diretta con amore da Rinaldo Muratori ha dato una bella prova, come pure i solisti sensibili, Daniele Perri, Daniele Saracino, Simone Spadoni, Ilaria Sica e Davide Leo. Paisiello è davvero da riscoprire.
(Domenica 27 Novembre 2016)
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