 Il Miracolo dell’Hudson Sully Il Miracolo dell’Hudson
di Roberto Leggio Il 15 Gennaio 2009, dopo due minuti dopo il decollo dall’aeroporto La Guardia di New York, un airbus della US Airways viene investito da uno stormo di oche che compromettono irrimediabilmente i due motori. Il comandante Chesley Sullenberger, chiamato affettivamente Sully, ha poco più di 208 secondi per trovare una soluzione per evitare una catastrofe e salvare le 155 persone che ha a bordo. Impossibilitato di raggiungere il primo aeroporto utile, agisce d’istinto e fa ammarare l’aereo sul fiume Hudson. Divenuto nel giro di pochi minuti un grande eroe dell’opinione pubblica, Sully deve rispondere di tale gesto davanti alla commissione della National Trasportation Safety Board. Diventato oggetto di una morbosa attenzione mediatica, rischia onore, posto e pensione. Le udienze federali gli imputano l’impulsività di non essersi attenuto alle regole d’ingaggio, ma nonostante i dubbi, lo stress post-traumatico e affettività coniugali, Sully mostrerà l'evidenza del fattore umano.

Working Class Hero. “Il nostro lavoro”, affermano i due piloti del volo di linea prima di presentarsi alla commissione d’inchiesta che vorrebbe distruggere le loro carriere per non essere rientrati in un aeroporto vicino, invece di ammarare con una manovra eccezionale sulle acque del fiume Hudson con 155 persone a bordo, salvandole tutte. Una bella fiaba nel gelo di New York, otto anni dopo le Torri gemelle, che mostra la sicurezza e la crisi di un comandante esperto, diventato eroe suo malgrado. Una biografia senza fronzoli, senza retorica, che Clint Eastwood dirige con mano sicura, mettendo al centro questo “uomo” super che si espone ad un processo che potrebbe costargli la carriera per aver fatto solamente affidamento al suo istinto. Una capacità acquisita da giovane quando su un aereo agricolo spruzzava disinfettante su campi sterminati, poi un po’ più adulto in evoluzioni su caccia militari e quindi durante il servizio per l’aviazione civile con milioni di ore di volo sulle spalle. Chesley Sullenberger, l’angelo del “miracolo dell’Hudson” è l’essenza dei classici eroi di Clint, ma al contrario del solito non spara, anzi si mette in gioco, con il rischio di rimetterci, per aver fatto fino in fondo “quello che andava fatto.” Con una narrazione frammentata tra il momento di massima tensione e l’inchiesta in cui si evidenziano i cedimenti intimi (e di coscienza) di una persona per bene, il film di Eastwood mostra il normale scrupolo quotidiano di un uomo pacato anche quando gli vengono imputate accuse ingiuste, sottolineando che il fattore umano compenetra le varianti “computerizzate”. Tom Hanks incarna questo Uomo americano comune con piglio magistrale in una delle più mature interpretazioni della sua carriera. Eastwood da parte sua rimarca la bravura nel mostrarsi sempre più autore, persino con una storia che in altre mani avrebbe avuto il sapore di un disaster action. Tanto di cappello.
Giudizio ***

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(Giovedì 1 Dicembre 2016)
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