 Spurie, anarchiche e apocrife Guerre Stellari Rogue One Storia cuneo per comprendere come tutto ebbe inizio
di Roberto Leggio Galen Erso è un l’ingegnere scientifico che l’Impero ha costretto a costruire la Morte Nera. Spaventato da quest’arma di distruzione di massa, si rifugia, fiducioso in un lontano pianeta assieme alla moglie e alla sua figlioletta Jyn. Ma la sua “fuga” viene ben presto sventata. Quindici anni dopo, la ragazza, che nel frattempo è diventata una “canaglia” cresciuta dai peggiori “criminali” della Galassia, viene “arruolata” dalla Resistenza, per appropriarsi dei piani “segreti” che potrebbero distruggere Morte Nera. Sicura che dietro tutto ci sia suo padre, Jyn si unisce ad una gruppo di improbabili “guerriglieri” che farebbero di tutto per ridare speranza alla Repubblica.

Star Wars? No, only Wars! Eccoci finalmente allo spin off dell’universo espanso di Guerre Stellari. Niente Jedi (solo evocati da un cieco monaco), niente spade laser, Han Solo, nessun Obi-Wan e nemmeno Luke Skywalker. Solamente a tratti Dart Vader, ma è come se non esistesse. Molti ribelli, ladri e canaglie di ogni tipo per cercare i piani di costruzione dell’arma segreta dell’Impero. Una cosa “impensabile”, potente come un milione di Hiroshima. Un planetoide di morte. Ecco, partiamo da qui: dalla Morte. Perché Rogue One, nuovo, nuovissimo film della saga di Star Wars, è definitivamente diverso da tutto quello che conosciamo. Rouge One è solo ed unicamente un lungo film di guerra. Ma di veri ardimentosi che per la propria libertà farebbero di tutto per riequilibrare la Galassia. Al centro Jyn Erso, una ragazza senza vanità (ma molto più carismatica di Rey della nuova trilogia “ufficiale”) alla quale viene assegnata una missione “impossibile”. E lei con un senso di “ribellione” figliale (suo padre ha costruito la Morte Nera alla quale ha posto un tallone d’Achille) si unisce ad una specie di Sporca Dozzina per portarla a compimento. La cosa bella che questi caracters di secondo piano si ergono a protagonisti non da poco, spingendosi fin dove poi conosceremo tutto. Pirati, verrebbe da dire, sporchi, stanchi, bene armati come lo potrebbero essere i marines nelle luride guerre attuali nei deserti mediorientali. Gli echi al presente ci sono, ma sono un puntiglio di una trama che in sostanza è un cross-over tra vecchia e nuova generazione. Infatti gli echi degli anni ’70 ci sono tutti in quanto “deve” per forza collegarsi con il primo vero film della serie, così da portarne nel cuore lo spirito (compreso un droide obsoleto dallo stampo giapponese). Meglio riuscito de Il Risveglio della Forza, forma un capitolo a parte che non avrà nessun seguito come precedentemente annunciato, si infila cuneo per meglio comprendere come “tutto sia iniziato”, mantenendo alta la qualità della trilogia originale, con due “sorprese” ricreate al computer, così da farne un film spurio, compatto, apocrifo e un po’ eretico. Gareth Edwards, abbandona i mostri, per una delegazione “terroristica” che pongono un mattone in alto nella concezione di tutta la saga, sapendo giocare intelligentemente con l’universo lucasiano, mantenendone la leggerezza naif che la contraddistingueva. Insomma lo Star Wars che mancava da trent’anni (e forse qualcosa di più).
Giudizio ****

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(Giovedì 15 Dicembre 2016)
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