 Il peso di una perdita… Personal Shopper … e la difficile presa di coscienza attraverso un’entità astrale…
di Roberto Leggio Il senso della perdita, passa attraverso una difficile accettazione del sé. Maureen è un giovane ragazza che non riesce a pacificarsi per la perdita del fratello Lewis. Medium come il fratello, cerca un contatto con l’aldilà per salutare il congiunto e ritrovare una pace interiore. Nel contempo Maureen è anche la personal shopper; cioè ha l’incarico di scegliere e acquistare vestiti e gioielli ideali tramite un budget illimitato; per una star esigente e capricciosa della moda di nome Kyra. Tra Parigi e Londra, corse in motorino, case enormi e stanze d’albergo, una notte è convinta di entrare in contatto con una presenza spettrale… ma non è non sicura che si tratti di Lewis.

Un po’ giallo alla Hitchcock, un po’ dramma esoterico, il nuovo film di Olivier Assayas mischia le carte dei generi, dirigendo uno psycho thriller sull’accettazione della morte. O meglio del dolore a seguito della perdita di una persona cara. Il mondo (o meglio ancora il palcoscenico) è quello della Moda. Ma il contesto è solo tangente, in quanto la “Personal Shopper” di una esigente star emergente che vive delle passerelle (senza mai calcarle); è alla ricerca di una pace interiore. E l’indagine e l’accettazione della perdita, la “costringe” a dialogare attraverso ambigui messaggi telefonici, che con molta “probabilità” provengono da un “personale” aldilà. Il senso del film, che avanza per addendi, anche spettrali, ha la sua spiegazione nell’ultimo intenso primo piano di Kristen Stewart, la quale si chiede se i panegirici mentali siamo frutto dello spirito del fratello Lewis o semplicemente di se stessa. Così da legare di tutta la vicenda di un’aurea ancor più intima e psicologica. Oliver Assayas, tramite una regia rigorosa e zeppa di idee (e di metafore), mette in scena un’opera concettuale dai tanti piani di lettura che si legano attraverso bicchieri che si infrangono da soli, ectoplasmi che vomitano fantasmi, tonfi rivelatori, colpi di pistola, abiti costosissimi, gioielli di Cartier, case enormi, hi-tech, piccole, abbandonate; che paiono il senso ultimo di una vita “inarrivabile”. Ed invece è la catarsi di una donna, macerata da un dolore insanabile, difficile da accettare e staccarsi da dosso.
Giudizio ***

(Domenica 9 Aprile 2017)
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