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Han Solo, chi era costui?

Solo - A Star Wars Story

Spettacolare, divertente, ma il resto è ripieno per fans


di Roberto Leggio


Agli antipodi dell’eroe che verrà, il giovane Han (Solo per un bisticcio forzato dal doppio senso amoroso/avventuriero) è un delinquentello in combutta con Qi’ra, una ragazza carina, cazzuta e scavezzacollo; che deve saper vendere un super conduttore e con quello pagarsi la libertà dal suo pianeta trappola. Ma le cose non vanno come dovrebbero e il destino lo separa dalla ragazza. Dopo tre anni di guerre (non ancora stellari), al piccolo eroe viene offerta la possibilità di ritrovare la sua compagna e giocarsi il suo futuro di pilota spaziale nella Galassia lontana lontana. Mentore sarà un delinquente tanto capace, quanto ambiguo, che lo porterà a guadagnarsi il cognome ed il suo carattere di imbroglione, contrabbandiere e difensore delle donne, prima di vincere a carte il Millennium Falcon ed imparare le regole di un gioco molto più grande di lui.


Han Solo, chi era costui? Un eroe? Un fanfarone? Un avventuriero? Un piccolo criminale? Un giocatore d’azzardo? Tutto quello che pensavamo di “non sapere” sulla vita di uno dei personaggi più amati della saga di Star Wars, viene a galla in questo spin-off dal titolo emblematico: Solo. Han Solo (appunto), il cognato di Luke Skywalker, l’eroe della Galassia lontana lontana, il pilota spericolato del Millennium Falcon con l’amico/compare Wookie Chubaka, trova finalmente una collocazione umana e mitica in un passato controverso che lo porterà sul pianeta Tatooine e da li in poi verso la libertà e oltre le stelle. Ron Howard, regista di pregio, non perde l’occasione per dirigere un film “biografico”, vitale, tanto divertente, quanto d’azione, tornando un po’ agli antipodi, allontanandosi dalla mitica della serie, unica maniera per rivitalizzare il francise e accalappiare altri spettatori, meno giovani e non. Ma la spettacolarità compromette una sceneggiatura banale dove manca la passione e quel pathos che rese “enorme” e leggendaria l’epopea galattica. Solo gioca con tutti i cliché possibili, rendendo il film molto di maniera senza mai riuscire ad appassionare veramente. In fondo si tratta, come lo fu il primo originale del 1977, un sorta di western spaziale (bastano le sequenze della grande “rapina al treno” per rendersene conto) dove tutti nascondono qualcosa e nessuno si può fidare di nessuno. Tenendo conto poi che tutti i punti di riferimento di Han Solo (Chube, la pistola particolare, Millennium Falcon, Lando Carlissian, tra l’altro più scanzonato della saga originale) sono spalmati nella prima mezzora, così da non creare nessuna aspettativa e una volta scoperte le carte la partita procede senza alcun vero sussulto. Va aggiunto inoltre che Alden Ehrenreich, il volto di Han Solo da giovane, non ha il carisma di Harrison Ford. E seppur mettendocela tutta (movenze, ironia, furberia e strizzatine d’occhio), pare non reggere il confronto con l’attore maturo divenuto icona pop dopo appunto Guerre Stellari. Così resta il rammarico di aver assistito solo ad un film godibile. E nulla più.

Giudizio **




(Giovedì 24 Maggio 2018)


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