 Un mistery-thriller firmato da Giuseppe Varlotta Oltre la nebbia - Il mistero di Rainer Merz Premio del pubblico al Terra Siena Film Festival
di Paola Dei A dieci anni dall’uscita del lungometraggio “Zoe”, Giuseppe Varlotta torna alla regia con una opera dal sapore esoterico, scritta insieme a Paolo Gonella e Giovanni Casella, prodotta da Kabiria Films in coproduzione con associazione REC e il sostegno della Film Commission di Torino- Piemonte e Ticino Film Commission. Girato fra il Monferrato e Bellinzona, il film si presenta come un mistery-thriller che si sviluppa intorno alla scomparsa di un attore; Rainer Merz (Cosimo Cinieri) che sta girando sul set cinematografico di un film storico da lui voluto, dedicato a Federico II di Svevia: il sovrano denominato Stupor Mundi dai suoi contemporanei ma anche l'Anticristo da Papa Gregorio IX. Andreasi, un detective con il celebre impermeabile alla Peter Falk nelle vesti del tenente Colombo, interpretato da Pippo Delbono, viene incaricato dalla costumista Rosa Carlini, alias Corinne Clery, di occuparsi del caso durante la settimana della Pasqua. Rosa ha avuto una storia con l’anziano attore e sembra sinceramente preoccupata della sua scomparsa. Da qui iniziano a dipanarsi le vicende dove i luoghi riflettono il tema del viaggio interno ed esterno di Andreasi alla ricerca delle verità più nascoste, a partire dalla Fabbrica del cioccolato, un ex impianto industriale ora adibito a Centro Culturale che si trova a Torre in Val di Blenio vicino a Bellinzona.

In ogni sequenza l’immagine filmica mescola temi esistenziali e psicologici ricchi di simbolismi, allegorie, metafore del potere dal quale emerge un femminile che cerca di riscattare il predominio maschile per la salvezza dell’intero pianeta. Un Dio che diventa femmina e da Dio padre si trasforma in Dea madre e evoca fra i vari simboli, quello degli scacchi dove la Regina é il pezzo più potente e con la mobilità maggiore, usata anche per sviluppare un rompicapo matematico, chiamato appunto Rompicapo delle otto regine. Fra le varie citazioni e allusioni simboliche il cineasta sembra aver attinto a codici linguistici e segnici inusuali, grazie ai quali riesce a frantumare i confini fra segno e oggetto e apre ad ambiguità che di scena in scena prendono corpo e si fanno carne nei gesti, nei volti, nelle espressioni facciali, nei movimenti dei personaggi, nei personaggi stessi. Lo spazio si dilata e fra immagini reali appaiono fantasmi del sé, in particolare quello di una bambina morta in circostanze misteriose nell’adiacente cascata, mentre Andreasi da uomo minaccioso diviene lentamente uomo minacciato in un percorso Cristico scandito da stacchi e citazioni che evocano un cammino di passione e connotano i vari momenti del film come indizi di una realtà che allude a qualcosa che sfugge fino alle ultime sequenze. Varlotta ha la capacità registica di far sfuggire la percezione di una realtà scontata in ogni piano sequenza e di mostrarci il detective mentre si rende conto che lui stesso é parte della storia, quando la storia ha già seguito il suo corso. I riferimenti a Kubrick e Argento sono evidenti, basta pensare che il regista del film dove recita Merz, l’attore scomparso, si chiama Stanley, mentre i segni e i simboli esoterici evocano Suspiria e la cifra stilistica di Dario Argento. Il cast é ben amalgamato e Vincent Nemeth, sorprende positivamente nel ruolo di un essere ambiguo e dai tratti demoniaci. Accanto a lui sono credibili Luca Lionello, i francesi Frédéric Moulin e Vincent Nemeth e l'attrice svizzera Anahi Traversi nel brevissimo ruolo della segretaria. Il finale lascia aperti molti interrogativi e possibilità come se Varlotta avesse disseminato dei puntini di sospensione dove non esistono regole codificate. Un film coraggioso e con una buona dose di spunti interessanti e originali, dove però i vari livelli di significazione dell’immagine si stratificano l’uno sull’altro e divengono troppo ridondanti togliendo ad ogni scena incisività. Varlotta conosce il mezzo filmico e ha la capacità di narrare storie con originalità. La sua capacità di frantumare la storia incastonandola con altre storie e altri simboli denota inoltre il coraggio di chi possiede un Io sicuro delle proprie capacità che può spingersi oltre con la certezza di riprendere i fili per riannodarne una storia.
Il film di Giuseppe Varlotta é stato presentato nel Chinese Theater nell’ambito del Festival Los Angeles Italia Film, fashion and Art Fest, con il Patrocinio del MiBACT e del Consolato italiano a New York, al Teatro Alfieri di Asti in Occasione dell’Asti Film Festival (dove Delbono ha ricevuto il Premio Asti e Cultura), al Capri Hollywood International Film Festival (dove Delbono ha ricevuto un’ulteriore premio) e al Terrà di Siena Film Festival dove si è aggiudicato il Premio del pubblico.
giudizio: **

(Mercoledì 17 Ottobre 2018)
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