 La forza della speranza per essere una famiglia Se la strada potesse parlare Contro le avversità, l'amore può tutto
di Roberto Leggio Manhattan anni ’70. Fonny e Tish due ragazzi di ventidue e diciannove anni si conoscono da sempre e sognano un futuro assieme. Quando Fonny viene arrestato per un crimine che non ha commesso, Tish, che ha da poco scoperto di essere incinta, fa di tutto per scagionarlo con il consenso incondizionato di genitori e parenti. Senza più un compagno al suo fianco, Tish deve affrontare l’inaspettata prospettiva della maternità. Mentre le settimane diventano mesi, la ragazza non perde la speranza, supportata dalla propria forza interiore e dall’affetto della famiglia, disposta a tutto per il bene della figlia e del futuro genero.

“Questo paese non ama i negri!” dice Fonny, il disgraziato protagonista, in un passaggio fondamentale di questo dramma sentimentale, ambientato ad Harlem-Manhattan, negli anni ’70. E’ un periodo cupo ed il razzismo nei confronti degli afroamericani è molto forte. Nell’America pre Obama (però, per come racconta gli eventi siamo molto addentro all’epoca di Trump) Fonny e Tish si amano di un amore vero. Peccato però che per il colore della loro pelle, il ragazzo (che odia la parola artigiano e sogna di fare lo scultore); è stato incarcerato per un crimine che non ha commesso: la violenza sessuale nei confronti di una portoricana forzatamente indotta a designare proprio lui come il colpevole perfetto. Da qui in poi, come cantava la canzone dei Joy Division “Love will tear usa part” in tutt’altro contesto; i due ragazzi divisi, ma molto uniti, continuano ad amarsi in attesa di un figlio tutto loro, sperando che un giorno “molto presto” diventeranno una vera famiglia. Poetico e dirompente come solo l’amore può fare, il film di Barry Jenkins, mostra la forza della speranza di un amore destinato alla dissoluzione. Ma il messaggio è ben altro. Analizza un paese “alieno” ai suoi stessi cittadini, malato di razzismo e chiuso nell’atavica supremazia bianca, l’unica “depositaria” di civiltà e di libertà. Fonny e Tish sono il megafono di milioni di voci nere, vessate, uccise, schiavizzate, escluse da un paese che si considera elitario e “centro del mondo”. E il discorso si allarga a dismisura quando mostra le altre etnie che ruotano attorno ai due ragazzi. L’avvocato ebreo, difensore di Fonny, che apre gli occhi sull’ipocrisia di un sistema giudiziario malato, l’affittuario anch’esso ebreo che con fantasia casalinga vorrebbe dare ai due giovani amanti un loro nido dove crescere e prosperare; l’amico messicano ristoratore l’unica anima benevola nella loro favola negata ed i portoricani, da sempre considerati americani di serie B, forse i più plasmabili e corruttibili. Meno potente di Moonlight, ma non certo minore, Se le strada potesse parlare, è un opera dirompente ed illuminante. Un inno alla gioia di vivere, di soffrire e di sognare un futuro migliore senza catene ne pregiudizi. Un inno alla libertà.
Giudizio ***

(Giovedì 17 Gennaio 2019)
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