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Manifesto antirazziale on the road nell'America degli anni 60

Green Book

Insuperabili i protagonisti Viggo Mortensen e Mahershala Ali


di Oriana Maerini


Il momento in cui Nick Vallelonga (Viggo Mortensen) sfoglia il Negro Motorist Green Book Book ovvero la guida dei luoghi (ristoranti, alberghi, pompe di benzina) in cui, negli anni 60 nel profondo Sud degli States, erano ammessi i "Colored". rende nota la sfida del film. Una pellicola on the road che viaggia su due binari paralleli: la sfida antirazzista del protagista e il racconto di una grande amicizia che durerà per tutta la vita. Tratto da una storia vera e co-sceneggiato dal figlio del protagonista reale Nick Vallelonga, Green Book, magistralmente diretto da Peter Farrelly, narra la vicenda dell'incontro fra il buttafuori Tony Lip (Viggo Mortensen), un italoamericano con una scarsa educazione ed il celebre pianista Don Shirley (Mahershala Ali). Tony viene assunto per fargli da autista, partendo da New York, in un viaggio verso l'inferno razzista degli stati del sud dove, all'epoca, i diritti civili degli afroamericani erano ben lontani dall'essere legittimamente acquisiti. La sfida Don Shirley è quella di dimostrare che un essere umano con la pelle nera non ha diritti dei bianchi nonostante il suo talento e la sua fama. Ma, grazie alla forzata confidenza fra autista e passeggero Lip e Shirley cambieranno la loro visione del mondo ed impareranno a superare i preconcetti e a rispettare il valore delle loro diversità.


Candidato a cinque premi Oscar il film ha le carte in regola per portare a casa uno o più trofei. A cominciare dalla scenografia impeccabile che annovera dialoghi divertenti e caratterizza, senza ridurli a macchiette, il profilo dei personaggi.
La crescita psicologica e la presa di coscienza dei propri limiti da parte dei due protagonisti avviene sullo sfondo della realtà drammatica dei neri d'America. Il regista di Scemo & più Scemo riesce, con garbo a farci sorridere, mentre fa rifletter su tematiche delicate come razzismo ed omosessualità superando ogni stereotipo attraverso l'empatia che si crea fra i protagonisti. Viggo Mortensen e Mahershala Ali sono dei mostri sacri e risultano una coppia ben assortita. Il primo, per calarsi nel ruolo dell'italoamericano rude e tenero, è diventato grasso e goffo, quasi irriconoscibile.
Notevole anche la regia con movimenti di macchina virtuosi durante i concerti (ricordano "Il pianista sull'oceano" di Tornatore) e la scenografia che ricostruisce verosimilmente i locali e l'atmosfera di quegli anni.

giudizio: ****








(Domenica 3 Febbraio 2019)


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