 Matthew McConaughey trafficante d'armi e padre scriteriato Cocaine La vera storia di White Boy Rick Action movie psicologico diretto da Yann Demange
di Mario Dal Bello Ecco un film dove si va soprattutto per vedere come se la cava Matthew McConaughey nei panni di un padre scriteriato che traffica in armi come fosse un gioco e sogna di aprire una videoteca. l due figli adolescenti lo osservano: se la ragazza lo detesta, sniffa, e poi se ne va di casa, il ragazzo Rick idolatra il padre. Entra in contatto con la realtà criminale di Detroit negli anni Ottanta, ma viene ricattato dalla FBI che vuole incastrare il genitore. Accetta allora per salvare i l padre di fare lo spione, la banda viene catturata e lui tradito dalla polizia, sconterà trent’anni in prigione: tutto vero, Rick è ancora vivo.

Storie come questa se ne sono già viste, basti pensare a City of God di Fernando Meirelles. Bisogna dire che il film diretto da Yann Demange senza troppa originalità non fa molto per sviluppare la complessa personalità dei due fratelli e di Rick in particolare –il bravo Richie Merritt -, limitandosi alla descrizione attraverso episodi più che ad una analisi dei caratteri, quando invece il giovane attore avrebbe molte cartucce da sperare quanto ad espressività. McConaughey è un po’ sopra le righe ma funziona quando crede in un ruolo. Il finale, con la discesa patetica del padre che si accorge di avere fallito con i figli, e con Rick vittima del suo vuoto esibizionismo - gli ha rovinato la vita, in pratica -, non è male. E’ il rimorso per una paternità che vuole i figli come amici e non come figli. Attuale, sotto questo aspetto. Sporco, notturno, il film avrebbe potuto esplorare meglio i personaggi, anche quello interpretato da McConaughey. Brava invece Bel Powley, la problematica sorella di Rick, che apre uno spiraglio delicato sulla fratellanza. Unica luce su un racconto dolorosamente vero.
giudizio: **

(Venerdì 8 Marzo 2019)
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