 A Roma le due Accademie musicali si sfidano Star della classica a confronto Prove d'artista a Santa Cecilia e Filarmonica
di Mario Dal Bello Roma. Nella Capitale due Accademie, Santa Cecilia e la Filarmonica offrono l’occasione di ascoltare, ammirare e rilassarsi grazie a star formidabili di passaggio. Oltre che un confronto, sempre difficile data la loro specificità, un piacere. Il 7 novembre la violoncellista argentina Sol Gabetta ha inaugurato la stagione della Filarmonica. Insieme al pianista Nelson Goerner è partita da Schubert (Sonata n. 1 per violino e pianoforte)per arrivare a Franck (Sonata n. 1). Puro Ottocento, insomma, passando attraverso Brahms (Sonata in lamagg.). Opere per violino che la star ha eseguito con il suo violoncello del 1730. Sciolta e dinamica come sempre, Gabetta ha una “cavata” slanciata, una cantabilità rara, così che la musica lirica di Schubert, sospesa tra fantasia e melodia, viene accarezzata dalle dita e dall’arco, producendo un colore morbido e si direbbe affettuoso. Come lo è Brahms, poderoso autore sinfonico, ma che nella musica da camera si dimostra intimo, crepuscolare: i suoni dell’autunno che forse Sol ha nostalgicamente nel sangue. Tinte tendenti allo scuro, dunque, come con Franck. Sol Gabetta si trova bene con i tre compositori, a cui regala, grazie alla bella acustica del Teatro Argentina, la voce di un violoncello che fa parlare la passione. Tenuta a freno dalla esuberante concertista, ma non per molto. Passaggi di fuoco occhieggiano qua e là e danno vita ad un concerto originale, che ogni momento può esplodere, per la gioia del pubblico.

Emmanuel Tjeknavorian violinista enfant prodige
A Santa Cecilia è il violino a giganteggiare il 16 novembre nel Concerto in re minore di Aram Khachaturian. L’ex enfant prodige viennese(ma di origini armene) Emmanuel Tjeknavorian, 24 anni ma me dimostra di meno, suona lo Stradivari del 1698 insieme all’orchestra ceciliana, diretta da Juraj Valcuha, un direttore giovane di gran classe, sicuro ed energico i l giusto. Due giovani musicisti di razza insieme fanno scintille. Il direttore perché guida l’orchestra felice in ogni sezione nella fantasiosa galoppata concertistica. E il violino di Emmanuel, elettrizzante, cantante, malinconico e patetico. Fuochi d’artificio, con l’archetto e le dita a cavare sonorità acutissime e quasi folli, echi di melodie popolari, voglia di divertimento e un senso nostalgico di dolore nascosto che fa da spartiacque con i momenti funambolici. Gli altri brani del concerto, l’iniziale Suite dall’operar di Prokof’ev L’amore delle tre melarance e la catastrofica Terza Sinfonia sempre di Prokof’ev incorniciano un violinista ”re” del suo strumento e un direttore geniale.
(Martedì 19 Novembre 2019)
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