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Il film perfetto di Pierre Francois Martin-Laval

Qualcosa di meraviglioso

Con un insuperabile Gérard Depardieu


di Mario Dal Bello


Ci sono film perfetti, che sono fatti di poco. Ma quel poco è l’essenziale. Una storia reale, interpreti credibili, una sceneggiatura agile, una regia partecipe. Ed un messaggio detto con delicatezza e forza insieme.
Pierre Francois Martin-Laval filma la storia del ragazzino Fahim,costretto a fuggire dal Bangladesh dove lascia la madre e la sorella. Viaggio pericoloso, ma lui e il padre arrivano in Francia, a Parigi. Smarrimento totale del padre, curiosità nel ragazzo. Il padre non riesce ad inserirsi nella vita occidentale, tutto lo spaventa, non impara la lingua. Il ragazzino campione di scacchi in patria viene “adottato” dai servizi sociali e portato da Sylvain, uno dei migliori allenatori francesi negli scacchi: uomo ruvido, dalle ferite interiori nascoste, ma di cuore. Fra diffidenza e attrazione, i due imparano a convivere e a diventare amici. Il padre intanto viene rispedito in patria ma si nasconde, mentre il figlio riesce a vincere a Marsiglia il torneo nazionale. Ma è un immigrato sans papier come il padre,che fare? Gli amici francesi si muovono, interviene il Primo Ministro, così che ora la famiglia si è ricongiunta e tutti vivono in Francia.

Gérard Depardieu con Sarah Touffic Othman-Schmitt



Questa la trama. Il film scorre in sequenze rapide, fatte spesso di volti e di parole. I grandi occhi limpidi e schietti del ragazzino, quelli turbati del padre, quelli dolorosi del maestro - un grande Gérard Depardieu, che fa cinema solo con gli occhi -, dominano un racconto privo di retorica, di ambiguità, di sentimentalismo: sincero e fluido. La realtà dura delle periferie parigine, dei sans papier è raccolta così come è. I padri sono spaventati dall’Occidente, i figli invece si integrano con gli amici presto e naturalmente, ma il dolore per i l futuro resta sullo sfondo. Il regista ha la finezza d’animo, l’eleganza di commuoverci senza essere lacrimoso, di portarci per mano a scoprire i sentimenti, dentro una società, quella francese, che possiede anche un cuore,sa accogliere. Resta una domanda. Il ragazzino è stato accolto perché ha vinto per la Francia, e tutti gli altri sans papier? Perfetti gli interpreti, prima di tutto il ragazzino dal nome lunghissimo: Sarah Touffic Othman-Schmitt.
Per tutti, ragazzi e adulti, per “imparare” la verità della vita e dei sentimenti.

giudizio: ****



(Giovedì 28 Novembre 2019)


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