 L’umanità dell'"indomito diavolo” Hammameth Gli ultimi giorni di un Re Nudo, esiliato e filosofo
di Roberto Leggio Isolato nella sua principesca villa ad Hammameth in Tunisia, il Presidente, vive i suoi ultimi giorni assieme alla figlia Anita, il nipotino, sua moglie, molti ricordi e molti soldati. Come un Re abbattuto, il Presidente, torna ai suoi giorni di gloria, filosofeggia sulla sua linea politica, incontra amici, parenti, colleghi, senza mai venire scalfito dalle sue colpe. Ammalato e ancora pieno di orgoglio, raccoglie a casa sua il figlio di un suo fedelissimo, morto suicida dopo la caduta del suo “impero”. Tra i due è una guerra di sguardi, di verità e di misteri, che forse servirà a scardinare dal suo interno il suo vero essere. La sua ragione di politico del popolo.

Santo o peccatore? Martire o politico indomito? “Diavolo” innocente o solo un uomo auto esiliatosi dal mondo (italiano), dal Partito (Socialista) e mai da se stesso? Parlare di Bettino Craxi (sotto il trucco formidabile e la dialettica “poetica” del Cinghialone c’è un bravo Francesco Favino) è un dilemma in essere. Materia per storici e politologi ammazza “cattivi”. Gianni Amelio, affronta gli ultimi giorni di Ghino di Tacco (come si firmava sulle pagine dell’Avanti e nei suoi libri sul Bridge) nella sua residenza reale ma modesta in Tunisia, come un Re scampato al massacro, conscio di essere stato un sovrano di spicco, indomito oratore di proprie colpe e altrui. Nella parabola umana (tracciata dalla malattia) discendente di un “magico” traghettatore d’Italia anti comunista, il Craxi di Amelio (sempre ricordato come Presidente) si paragona a Garibaldi (anch’egli andato in esilio, perché scaricato da un Re che lo aveva usato come braccio armato per il potere del paese e poi risputato nella quotidianità); mostrandolo come filosofo di un mondo che lo reputa un “ladro” e un “criminale”, traditore dell’amor patrio. Ma in questo modo il regista calabrese non rende giustizia a quel politico dal grande carisma, ma che con maneggi, sotterfugi e mazzette, fu l’artefice degli scricchiolii della Prima Repubblica, ponendo le basi ed i mattoni al futuro berlusconismo. Propendendo all’agiografia e al martirio, Hammameth non trova un giusto equilibrio tra la realtà storica e quella romanzesca, facendo di Bettino Craxi un santo peccatore scevro da ogni male. E non bastano le offese dei turisti italiani e il doppio e triplo finale a rendere obiettività al corpo e il sangue del politico che fu, l’uomo, il trasformista (ma forse uno degli ultimi veri politici italiani di spessore), il Faraone capobanda che si atteggiava a Mitterand ma era peggio di Nerone, almeno come lo cantava Francesco De Gregori in una sua famosissima canzone.
Giudizio: **

(Giovedì 9 Gennaio 2020)
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