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Ridere della figliolanza “agognando” una vita serena

Figli

I figli ti invecchiano perché tu sei già vecchio...


di Roberto Leggio


Quando uno non basta, facciamo un altro figlio. Nicola e Sara sono una coppia innamorata e felice. Sposati da tempo, hanno una figlia di sei anni e una vita semplice senza intoppi fino a quando, andando controcorrente in questi tempi di crisi demografica, l'arrivo di un secondo figlio li farà scontrare con l'imprevedibile. Tornati a non dormire di notte, gestire alla meglio il loro tempo libero e un “incubo” a occhi aperti, anche perché ricominciare tutto da capo è un'impresa colossale.


I figli ti invecchiano e rischiano di uccidere mamma e papà. A chi non è accaduto quando, all'improvviso, arriva la nascita di un nuovo figlio? Quando ne hai già uno che non ti ha fatto dormire di notte, che ti ha toccato nell'intimo facendoti perdere gli ultimi brandelli di libertà con i tuoi amici, le tue uscite serali, il cinema, i ristorantini romantici, gli aperitivi. E' accaduto a tutti, me compreso. Quindi Figli, film scritto e immaginato da Mattia Torre ma diretto da Giuseppe Bonito dopo la sua improvvisa morte per un tumore inarrestabile, è dedicato a tutti quei genitori, proprio come me e molti altri che abbiamo perso tutto questo. Ma nonostante il grottesco, la risata che ti sfugge dalle labbra vedendo le vicissitudini di Valerio Mastrandrea e Paola Cortellesi come neo-neo genitori, ti riconosci e vivi un dramma. Il dramma di non aver dormito, il dramma di saper incastrare il lavoro, la scuola, un abbozzo di divertimento per l'amore che hai per loro.Il problema del film e che dopo una mezzora gira a vuoto anche quando vuole raccontare la contemporanea lotta alla sopravvivenza dei genitori abbandonati dallo Stato e dai parenti, molto più vecchi ed in età della pensione, felici e speranzosi di essere ancora “giovanili” e aver già passato quello che gli viene richiesto. Inoltre la trama ad episodi (sette o otto per l'esattezza) concentra la narrazione invece di dilatarne i contenuti, che inizia dal cambiamento (l'annuncio di un nuovo arrivo), dalla baby sitter, quella ideale che vorremmo avere tutti, sempre perfetta e che invece sa solo fare un “uovo alla cocca” ma che riesce a parlarci nel modo in cui non ci riesci tu e che riesce a metterli a nanna senza un pianto, senza alcun suono. E tu come una sorta di vittima sacrificale (o solamente una vittima), tu, proprio tu, come un condannato “liberato”, una volta che vai a cena non sai come staccarti da loro e pensi e ripensi, e poi appena finito fai una corsa a casa per vedere se il piccolino non da problemi, se ha mangiato come si deve e se riposa bene. Su questo piano l'opera di Mattia Torre prende alla gola, come lo fece in maniera molto ironica e grottesca quel potentissimo monologo recitato con trasporto proprio da Valerio Mastrandrea dal quale poi è nato il plot del film stesso. Si ride anche perché tu, come genitore, ti ritrovi a dire “E' tutto vero!” E' successo a me e chissà a quanti altri genitori accadrà di ritrovarsi a quelle terrificanti feste di compleanno, le cene ipocrite con i genitori dei compagni di tuoi figlio, le odiose e onnipresenti chat di classe che come un grande fratello ti impongo a rispondere in maniera carina ed educata anche quando non vorresti. Figli è quello che hai sempre saputo, ma che non ha mai voluto esprimere veramente. Per chi invece non ha pargoli da seguire, che continua a fare la vita di coppia come se fosse passeggiata tra individui, per loro il film Figli si tratterà di un lungo e noioso documentario sul non averli. Perché farli è un impegno, una scelta di vita. E non un incedente di percorso.

Giudizio **



(Giovedì 23 Gennaio 2020)


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