Dal 27 giugno su Mio Cinema e e Sky Primafila Première
di Oriana Maerini
Finalmente visibile, dal 27 giugno, su Miocinema e Sky Primafila Première, Matthias & Maxim l'ottavo film del regista canadase Xavier Dolan presentata in concorso al Festival di Cannes. Dolan ha iniziato la sua carriera cinematografica nel 2009, a soli 16 anni, con il film J’ai tué ma mère dove, oltre a dirigere era anche attore e produttore. Il successo è immediato: il film riceve molti riconoscimenti e da quel momento il suo nome diventa sinonimo di enfant prodige. Seguono, con un ritmo costante, altre opere di grande valore: Gli amori Immaginari (2010), Laurence Anyways e il desiderio di una donna (2012), Tom à la ferme (2013), Mommy (2014), È solo la fine del mondo (2016) fino ad arrivare al suo debutto in lingua inglese La mia vita con John F. Donovan (2019) con star del calibro di Natalie Portman, Kit Harington e Susan Sarandon.
Con Matthias & Maximcon il talentuoso regista ritorna, dopo la parentesi americana, alla sua cifra stilistica ed ai temi più cari che gli hanno fatto guadagnare consensi di pubblica e di critica. Il film narra la storia di due amici d'infanzia che si rincontrano in una casa sul lago insieme ad altri ragazzi si scambiano un bacio durante le riprese di Limbo, un cortometraggio amatoriale e pseudo-sperimentale girato da una loro amica. Il gesto, apparentemente innocuo, insinuerà in loro un dubbio persistente, minacciando l’unione della loro cerchia sociale e, alla fine, cambiando improvvisamente le loro vite. Girata nel suo Quebec, in francese, la pellicola affronta i temi cari la regista della ricerca della propria identità sessuale, del rapporto tra diverse generazioni e quello con la propria madre. Dolan ritorna a recitare in un proprio film dai tempi di Tom à la ferme e torna a dirigere Anne Dorval nel ruolo di sua madre. La potenza espressiva di Dolan continua ad esprimersi anche in quest'ultima fatica e viene stigmatizzata in scene magistrali con quella in cui Matthias affronta una lunga ed estenuante nuotata nel lago, con i movimenti della macchina da presa che seguono il personaggio in modo da accentuare la sua disperazione. La tensione scaturita dalla difficoltà di esprimere il proprio desiderio e legittimare la propria identità sessuale è il tema centrale di quest'opera intimista, girata quasi sempre in interno, che ha il solo limite di raggiungere il clou con un outing da sempre annunciato con un ritmo troppo lento. Notevole la bravura degli interpreti, in primo luogo quella del regista nei panni di Maxime, e l'utilizzo di una colona sonora non banale.