.


Film in uscita Recensioni Festival Eventi Sipario Home video Ciak si gira Interviste CineGossip Gadget e bazar Archivio
lato sinistro centro

Home Recensioni      Stampa questa pagina  Invia questa pagina  Zoom: apri la pagina in una nuova finestra


Rilettura di un caposaldo della letteratura inglese

La vita straordinaria di David Copperfield

Satirico, ironico, pan razziale e molto aderente all’Inghilterra post Brexit


di Roberto Leggio


Nato nell’Inghilterra industriale, David Copperfield è un ragazzino senza padre e senza alcun futuro. Vivace, curioso e assetato di vita è allevato dalla madre e da una amorevole governante. Rovinato da un patrigno, crudele ed intransigente, viene spedito a lavorare come operaio nella sua fabbrica di bottiglie. Sopportando il dolore ed i soprusi del mondo, David cresce sognando una vita migliore, che arriva purtroppo dopo la morte della madre. Così fugge e si assesta in casa della zia, dove trova l’amore, la serenità e il pizzico di quella follia che fino ad allora gli era stata negata. Terminati gli studi, trova un lavoro nello studio del notaio Spenlow, dove ha anche possibilità di innamorarsi. Ma la vita non ha ancora finito di metterlo alla prova. Intestardito di trovare un nome e una moglie, capisce che l’unico modo per considerarsi “vivo” è quella di raccontare la propria storia.


Charles Dickens 2.0. Storia e gloria di David Copperfield lontana dall’austerità (e tristezza) del romanzo cardine della letteratura inglese, in versione pan razziale, comico e volendo molto satirico. Tutto è audace, a cominciare dal personaggio principale che è un inglese figlio di immigrati indiani, nato agiato, divenuto povero, sempre in cerca di un nome da ostentare (Mi chiamo Copperfield, David Copperfield) e un proprio posto in un mondo in grande trasformazione (la rivoluzione industriale, anche se sembra l’Inghilterra di oggi post Brexit), prima della propria affermazione sociale. Storia d’altri tempi, dove poveracci stentano a “sopravvivere” e trovare una istruzione adeguata in una società (borghese?) di approfittatori umani, biologicamente squali, prontissimi a divorare i meno abietti per il proprio tornaconto. Chi cade può risorgere. E nella versione di Armando Iannucci, regista scozzese ma con il sangue molto italiano, sono i più miserabili, purché puri di animo e folle volontà per restare uniti per aiutarsi a vicenda. Le metafore sono eclatanti; aquiloni fatti di carta straccia, asini vietati e amici e conviventi in una casa-barca in riva al mare; mentre la società si avvia ad un evolutivo melting pot. Ma nonostante tanta inventiva e lo strabordante e straniante divertimento, la narrazione, con chiari riferimenti ai diseredati di oggi, ha alcune cadute di tono che rischiano di appesantire il quadro. Ma alla fine è proprio il senso della vita di qualsiasi essere umano, con le sue sconfitte, le sue vittorie a trovare un giusto equilibrio, onirico e volutamente vitale.

Giudizio **



(Martedì 13 Ottobre 2020)


Home Recensioni      Stampa questa pagina  Invia questa pagina  Zoom: apri la pagina in una nuova finestra

lato destro