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![]() Elisabetta Ponzano segue il filo della memoria per raccontare l'oggi Una nuova prospettiva Nel cast Donatella Finocchiaro, Ivan Franek, Zoltan Cservak di Roberto Leggio Tre giovani, tre amici si aggirano circospetti per un bosco. L’atmosfera è tesa, palpabile. Resti di abiti e oggetti disseminati e abbandonati lungo un sentiero che si perde tra gli alberi. Poi abbaiare di cani e ordini in una lingua dura, terribile… L’orrore della guerra e dei rastrellamenti (siamo durante la seconda guerra mondiale), si evince in tutta la sua efferatezza negli sguardi di un ragazzo dei tre che vede srotolare davanti ai propri occhi l’odio verso i diversi (in questo caso forse ebrei in fuga) destinati ad una fine atroce. La guerra, ogni guerra, non fa sconti ed è destinata a ripetersi in una grande metafora in quei sentieri di montagna dove, giorni, decine di anni dopo, i tre ragazzi in un salto temporale si ritrovano liberi di passare un confine sotto controllo di altre truppe di occupazione (serbe?) attraverso altri fili spinati, altre reti metalliche, altre armi da dove al di là, altri uomini, donne e bambini in fuga e alla ricerca di un posto dove rinascere e vivere, sono ammassati come carne da macello osservando una libertà irraggiungibile. Ovvero l’attualissimo problema dei rifugiati in attesa alle porte d’Europa. Nella sua essenza, Una nuova prospettiva, diretto da Emanuela Ponzano, mostra il reiterarsi della storia. Della crudeltà. Del predominio dell’uomo su altri uomini, del ritorno di nuovi nazionalismi e odio razziale. Zoltan Cservak in una scena del film
(Sabato 12 Dicembre 2020) |
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