Michele vive in uno chalet tra le montagne con la moglie Damiana e la figliastra Fiore, un'adolescente con cui ha una relazione piuttosto complicata. Una notte, Sergio irrompe nella loro abitazione prendendoli in ostaggio. Si trova lì per una missione particolare: deve recuperare per conto di Caligola il prezioso bottino di un furto di tempo prima.

Titolo altisonante (vicariato da Stanley Kubrick?), per un noir scritto con la mano sinistra, perfino dal produttore Gianluca Curti, che vorrebbe inglobare vecchia cattiveria gangster e proto pulp alla Tarantino; ma non arrivando naturalmente alle sue vette. Pur di indurci in tentazione di non “svelare” lo “svelabile”, tutto è ambientato in una villa sontuosa, dove una famiglia “per bene”, con un “padre” dai moltissimi “segreti” si ritrova alla mercé di un “desperado” alla ricerca di qualcosa nascosto da qualche parte. Una voce al cellulare tiene le fila della vicenda e… Ecco, la prima parte è accettabile, con tanto di adolescente Lolita, molto viziata con il piglio di fotografarsi in pose osé e postarle su una app vistosamente simile a Instagram. Poi è vanghe, buche nel terreno e una rivelazione tanto forzata da evidenziare l’enorme buco di sceneggiatura di un film che deraglia non appena una finestra verrà sfondata ed una parte del “mistero” viene alla luce. Ed allora sono pallottole, coltelli, pugni, rivelazioni, torture, sangue e morti inutili. Così inutili da essere un riempitivo prima del finale “furioso”, tanto violento, quanto involontariamente comico. Il gangsters noir è materia seria. Ma forse l’esordiente Gabriele Albanesi (specializzato in cortometraggi) non lo sapeva.

Giudizio *

(Sabato 13 Febbraio 2021)

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