 Psicoanalisi del caos dell’anima La Stanza Presente, passato e eterni futuri liberatori
di Roberto Leggio Il giorno in cui Stella decide di togliersi la vita, bussa alla sua porta Giulio, uno sconosciuto che in realtà sembra conoscerla molto bene e che ha intenzione di rivelare tutti i segreti della casa. L'arrivo di Sandro, il marito di Stella, farà esplodere il caos.

Distillare il senso de “La Stanza”, sta nel comprendere la complessità del rapporto madre/figlio. Soprattutto in questo periodo di lockdown, dove ognuno deve trovare un luogo “sicuro” in cui nascondersi e difendersi dal mondo esterno. Lo sconosciuto che conosce ogni piccolo segreto di una “famiglia” disfunzionale , è l’archetipo del dolore intrinseco di un inconscio perduto in un corpo lasciato a difendersi da solo in una “fetale clausura”. Inquietante, psicologico e forse un po’ troppo intellegibile; il film di Stefano Lodovichi, esibisce mondi alternativi, spazialismi temporali, dove mostri dell’anima, sono il riflesso di una vita costretta all’autoreclusione e rifiuto totale a qualsiasi relazione. Costruito come un quadro di Esher, con scale labirintiche, passaggi angusti, pioggia e finestre aperte sul baratro della mente; La Stanza va essenzialmente alla ricerca (spesso perdendosi ) di una spiegazione razionale e di accettazione psicoanalitica di devastanti conflitti famigliari, esacerbati da violenze private, abbandoni ed incomprensioni che si disvelano solo con un amorevole abbraccio e un vasetto di yogurt senza zucchero…
Giudizio: *1/2

(Mercoledì 10 Febbraio 2021)
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