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L’ipocrisia e il (pre)giudizio

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L’umanità perduta e scandalizzata ai tempi del Covid


di Roberto Leggio


Emi insegnante di una scuola bene di Bucarest, molto amata dagli studenti e molto stimata, si ritrova a dover mettere in discussione tutto quello che negli anni ha conquistato perché un video che la ritrae mente fa sesso spinto con suo marito viene spammato in rete. Messa alla gogna, attraversa una rumorosa Bucarest, tra battute e sguardi malevoli, fino ad un vero e proprio processo allestito nel cortile della scuola in cui, da "imputata", dovrà rispondere alle accuse e alle domande dei genitori dei suoi studenti.


L’ipocrisia e il giudizio. L’inizio è eclatante, senza filtri, su un rapporto sessuale che non lascia nulla alla fantasia. Il video finisce in rete e la protagonista “passiva” (un’insegnante) diventa attrice “attiva” di una gogna mediatica. In un quotidiano di immagini spiattellate come figurine in un mondo sempre più virtuale ed affamato di voyeurismo, c’è quasi da non scandalizzarsi, ma il “punto di vista” serve al regista Radu Judeper analizzare l’ipocrisia intrinseca della società romena (tutta la società in verità) frustrata dalle restrizioni causate dal Covid19 (che invece di unire ha distanziato ancora di più i rapporti umani), scandalizzata per un rapporto sessuale allo “sguardo” di tutti, ma è portata alle più basse ed ipocrite nefandezze. Imbastito in tre momenti ben definiti, Jude evidenzia nel secondo atto del film l’intolleranza, la maleducazione e la violenza, durante la lunga passeggiata della protagonista per le strade “aliene” di Bucarest verso il suo “processo” falsamente moralista con i genitori dei suoi alunni. Non ci sono remore a mostrare l’odio atavico verso gli zingari, la prepotenza di chi con macchinoni parcheggia beatamente sulle strisce pedonali, la rabbia e la litigiosità di clienti in fila in supermercato, la sporcizia inimmaginabile per le strade, ma anche il non mai archiviato “fascismo” sociale latente nella popolazione. Provocatorio, grottesco, disturbante e volutamente metaforico, il film che ha vinto l’Orso d’Oro all’ultimo festival di Berlino, schiaffeggia con intelligenza lo spirito del nostro tempo, talmente decadente da non avere nessun occhio di riguardo verso un futuro migliore. Prova ne sono le sequenze finali dove con 'goliardia fetish' la protagonista si immagina una sua “surreale vendetta” ai danni di chi con parole vuote l’ha condannata all’oblio. Un’opera selvaggia e difficilmente dimenticabile, in certi versi indigesta…

Giudizio ** 1/2



(Domenica 11 Aprile 2021)


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