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Le ombre della luce, due corpi oltre la voce

Voci d'Oro

Metafora ed omaggio al cinema di Fellini


di Roberto Leggio


Victor e Raya Frenkel sono stati per decenni le voci d’oro del doppiaggio cinematografico sovietico. Tutti i film occidentali che approdavano sugli schermi sovietici venivano doppiati da loro. Nel 1990, con il collasso dell’Unione Sovietica, i Frenkel decidono di fare Aliyah, cioè emigrare in Israele, proprio come centinaia di migliaia di ebrei sovietici. In Israele non c’è bisogno di artisti doppiatori in lingua russa, e i tentativi di Victor e Raya di usare il proprio talento causeranno eventi bizzarri ed inaspettati, trasformando l’inizio del nuovo capitolo della loro vita in un percorso divertente, doloroso e qualche volta assurdo.


La terra promessa è un luogo “straniero”. Viktor e Raya sono arrivati in Israele in fuga dalla Russia post Sovietica. Nella vita passata, da coppia indissolubile, hanno prestato le voci a molti film occidentali (mondati a dovere dalla censura russa) e a nella loro nuova “casa” non c’è più spazio al doppiaggio. Trovare lavoro è impossibile, sopravvivere e una eventualità assurda, surreale e volendo dolorosa. Le voci dietro i volti, sono un ottimo piano di lettura di questo piccolo divertente (ma amaro) film sulla magia del cinema, in contrasto con la vita concreta. Come stranieri in “terra straniera” Victor e Raya si trovano spaesati, messi da parte e in quanto anziani e volenterosi negli intenti, sono destinati a ricominciare da zero in un mondo “evoluto” pieno di contraddizioni. La voce che per loro è stata la personificazione di grandi attori (Kirk Douglas, Dustin Hoffmann, Giulietta Masina e buona parte dei film di Federico Fellini) in Israele è un veicolo per parlare in una Hot Line (e magari innamorarsi di un’ulteriore voce al telefono), oppure essere un ‘ombra’ nel piratare film da rivendere in una videoteca. Protagonisti loro malgrado del ilm della loro nuova vita, i due artisti cercano di trovare finalmente una vera identità con disincanto, senza essere “solo una voce di sottofondo”. Costruito con una dimensione sospesa tra il grottesco ed il surreale, con citazioni e omaggi dotti sul cinema di Fellini, il film di Evgeny Ruman, specchia la vita di Victor e Raya, come quella di Federico e Giulietta, entrambi corpi e voci dell’arte di interpretare qualcun altro. Perché il cinema, con la ricerca di duplicare la realtà è la panacea a tutti i mali. Concreti o solo immaginati.

Giudizio**1/2




(Venerdì 23 Aprile 2021)


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