 Vento, sabbia e il Melange (da sottrarre senza tanti rimorsi) Dune Versione post moderna di un capolavoro della fantascienza con molti interrogativi irrisolti
di Roberto Leggio In un distante futuro dell'umanità, l'Imperatore toglie il controllo del pianeta Arrakis alla crudele casata Harkonnen per darlo nelle mani della nobile casata Atreides, la cui popolarità continua a crescere nel resto dell'Imperium. Arrakis, detto anche Dune, è l'unica fonte della sostanza più preziosa dell'universo, la Spezia: una polvere, presente nelle sabbie che coprono il pianeta, che rende possibile il viaggio interstellare; ritenuta sacra dai nativi di Dune, i Fremen, per via degli effetti psichici che ha sugli umani. Paul Atreides, nato con un grande destino che va oltre la sua comprensione, giunge su Dune per assicurare il futuro alla sua famiglia e alla sua gente. Ma le forze maligne hanno deciso un conflitto per assicurarsi il controllo esclusivo de la “Spezia”. Quando la guerra scoppia, suo padre Duca Leto ucciso, Paul assieme a sua madre fugge nel deserto rincorrendo i propri “incubi” fino ad incontrare i Fremen, costretti a resistere a chiunque voglia accaparrarsi il pianeta aspettando il Muad’dib, il messia che li renderà nuovamente liberi.

Benvenuti su Arrakis pianeta di sabbia e polvere custode del Melange (la spezia); materiale capace di far viaggiare nello spazio, affinare le capacità mentali e allungare la vita. Benvenuti su Arrakis pianeta che non appartiene a nessuno, ma che l'imperatore tiene sotto controllo affidando la gestione dello stesso alle Casate in un armistizio forzato. Benvenuti nella versione di Denis Villeneuve più aderente al romanzo di Frank Herbert, dopo quella barocca ed incomprensibile di David Lynch (tagliata maldestramente da Dino De Laurentiis) e quella irrealizzata da Alejandro Jodorowski. Benvenuti in una fantascienza post moderna, che racconta il futuro per parlare del presente: lo sfruttamento coloniale (disperati costretti a vivere e resistere come possono contro nemici sempre più assetati di profitto), il potere tout court, il difficile e negativo rapporto con la natura e la religiosità pan sensoriale capace di sostenere l'equilibrio dell’universo. Villeneuve racconta tutto questo nell'unico modo possibile la venuta dell’Eletto (Muad’dib) unico capace a pacificare il pianeta svuotato e maltrattato che sembra la Terra odierna. Lo fa amplificando e riciclando (in parte) il film di Lynch, portando sullo schermo un opera di genere (ma non di più) che gira a vuoto nella parte centrale, dilungandosi a far incontrare Paul Atreides (deus ex machina della vicenda) con i Fremen (i disperati autoctoni costretti a vivere come reietti contro nemici potenti e senza scrupoli); terminando proprio quando il film dovrebbe cominciare, rimandando il seguito alla prossima pellicola. Azione, analisi psicologica, voglia di riscatto e scoperta del proprio io, Dune fa incrociate spade, maschere e pugnali (lasciando finalmente a casa i fulminatori a raggi laser) in un opera doppio strato a metà strada tra film d’autore e blockbuster. I fan della saga di Frank Herbert gioiranno, gli altri resteranno in sospeso…
Giudizio: **1/2

(Lunedì 20 Settembre 2021)
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