 Disamina intimista della cultura criminale calabrese A Chiara Legami di sangue e presa di coscienza
di Roberto Leggio La famiglia Guerrasio si riunisce per celebrare i diciotto anni della figlia maggiore di Claudio e Carmela. E’ un’occasione felice e la famiglia è molto unita, nonostante una sana rivalità della festeggiata e sua sorella Chiara di quindici anni sulla pista da ballo. Il giorno seguente, quando il padre parte improvvisamente, Chiara inizia ad indagare sui motivi che hanno spinto Claudio a lasciare Gioia Tauro. Più si avvicinerà alla verità, più sarà costretta a riflettere su che tipo di futuro vuole per sé stessa.

Film di mafia e di amore paterno, A Chiara destruttura il genere analizzando la difficile presa di coscienza di una quindicenne che scopre d'un tratto che la sua vita dorata in via di sboccio, è invece sospesa in un limbo di malaffare. Uscire dal guscio con la consapevolezza di avere un padre narcotrafficante, scomparso nel nulla, è di per sé un passaggio essenziale (ed esistenziale) per la sua maturità. Convivere con l'omertà di tutti i famigliari è altrettanto difficile, in quanto il legame di sangue con il genitore è un fardello troppo pesante da cancellare. Con piglio alla Dardenne (la telecamera sempre attaccata alla protagonista) il film di Jonas Carpignano, pone grandi interrogativi e la disamina di una cultura criminale dovuta alla povertà a cui nessuno resta immune pur di sopravvivere. Gioia Tauro filmata come un mondo a parte, mostra vicoli bui, anime perse e oscurità dell'essere, con una protagonista (Swamy Rotolo) destinata a fare una scelta coraggiosissima e divisiva pur di diventare donna consapevole ma sempre legata alle proprie radici. Interpretato da tutta la famiglia Rotolo e girato en direct per non perdere la spontaneità della narrazione, A Chiara è un piccolo capolavoro intimista di denuncia civile che sarebbe piaciuto a Francesco Rosi e consegna definitivamente Jonas Carpignano nel cinema adulto.
Giudizio: ***

(Giovedì 7 Ottobre 2021)
Home Recensioni  |