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Quarantatre anni dopo è ancora macelleria

La notte assassina di Halloween

Micheal Myers, mito inossidabile col coltellaccio… (e i suoi attuali succedanei)


di Roberto Leggio


Era il 1978 e John Carpenter diresse uno dei suoi tre primi film culto. Forse il film più culto della di tutta la sua cinematografia (poi ci saranno Fuga da New York e La Cosa, ma erano tutta un’altra storia). Halloween era un horror thriller, non splatter (almeno per i canoni odierni) che nella figura di Micheal Myers ha trovato il modo di riscrivere il genere lanciando un filone fiorente ancora adesso. Alcuni potranno criticare questa affermazione perché Texas Chainshaw Massacre di Tobe Hobber di qualche anno prima, aveva dettato i prodomi del modo di spaventare e inorridire il pubblico con un assassino che uccide a sangue freddo chiunque li venga a tiro. Ma Halloween era diverso. Nel tema e nelle metafore contenute. L'idea di fondo di uno psicopatico mascherato che uccide solo nella notte di Halloween è semplicemente geniale. Non si capiva, almeno allora (pure adesso), se perpetrava vendetta nei confronti di qualcuno o se fosse uno spettro tra tanti spettri nella notte delle streghe che per gli americani é un vero e proprio carnevale del terrore.

Il film ebbe un successo enorme in quanto per la prima volta l'eroe della vicenda era una ragazza (interpretata da una giovanissima Jamie Lee Curtis), che tiene testa al mostro salvando se stessa e i due bambini che doveva accudire. Adesso si direbbe Me Too ante litteram, ma allora fu una eroina che andava oltre tutti gli schemi, anche perché per tutto il film era destinata ad urlare, nascondersi e scappare dalla furia omicida di un mostro mascherato. Guardandolo oggi Halloween era un vero e proprio film femminista, porta bandiera della definitiva emancipazione della donna dopo la liberazione sessuale iniziata negli anni ’60 e proseguita nel decennio successivo. Una coraggiosa presa di coscienza. Halloween, entrò nel mito e nel giro di tre quattro anni aveva già generato due seguiti più o meno validi, in ogni caso mai all’altezza dell’originale. Ma è un giudizio che vale il tempo che trova, anche perché dopo undici “avventure di sangue”, tra sequel spuri, crossover e reboot, morti e resurrezione Micheal Myers è vivo e vegeto e uccide ancora. Uccide sempre nella stessa notte ed è sempre in qualche modo invincibile. Un super eroe negativo che nella sua furia omicida tira avanti un mito entrato di diritto nella storia del cinema.

Adesso a quaranta anni e passa dalla sua prima apparizione, finalmente “uccide” come recita il titolo dell’ultimo film: Halloween Kills. Sembra una assurdità, ma non lo è. Per niente. Anche perché la trama si raccorda senza mezzi termini al film originale di Carpenter, fregandosene di tutta la cinematografia della serie vista sullo schermo fino ad adesso. L’unico punto di contatto è naturalmente con l’Halloween del 2018, dove si apprende che Laurie Strode (ancora interpretata dalla Curtis, invecchiata ma più scafata e cazzuta) non è la sorella di Micheal (già nel sequel del 1981 era un azzardo che strideva con il contesto) ma una sorta di vittima-ossessione. Uno spunto narrativo che serviva e serve alla sceneggiatura di protendersi nel tempo. Cosi resta il dubbio che forse, prendendolo alla larga, Micheal uccide in maniera rituale e che le sue vittime sono poste in offerta proprio alla Strode. Sarà vero? Il quesito fino ad oggi non è stato svelato e forse non lo sarà nemmeno nel prossimo film che da programma si intitolerà Halloween Ends. Tornando a Kills (e perché no?) in sala in questi giorni, Micheal uccide. Ancora. Ma non è il “solo”. O meglio, è la metafora possente della società americana destinata a uccidere per liberarsi del male intestino che l’avvelena da secoli. In Halloween Kills, mentre la mattanza va avanti, gli abitanti di Haddonfield si riuniscono in ronde per cacciare il “nemico numero uno” con il quale hanno un conto in sospeso da quarantatre anni. Ecco dunque che, in un ponte ideale, tornano alcuni personaggi del film seminale di Carpenter, alcuni arrabbiati con tanto di mazza da baseball, altri portati al giustizialismo spiccio.


Senza tanta dietrologia, questo Halloween Kills, si pone come il più politico della serie, girato in periodo trumpiano, dove l’isolazionismo della nazione era più palpabile. Ed è questo cambio di prospettiva che regge un film forse innovativo, ma fondamentalmente privo di nuova linfa. Un involucro vuoto dove tutto accade per trascinarci al futuro capitolo finale che vedremo nel 2023. La vicenda infatti era a parer mio (spero anche di molti altri), morta e sepolta nel 1978. Per chi non lo ricorda Micheal Myers si becca sei pallottole sparate dal dottor Lumis (interpretato da serafico ma determinato Donald Pleasence), lo psichiatra che lo aveva in cura, cadendo di fatto dalla finestra e dopo di che scompare. Chiusa geniale che lasciava un finale aperto, quasi a dimostrare che forse egli non fosse un omicida in carne ed ossa, ma probabilmente un essere vomitato sulla Terra da qualche inferno, con il solo lo scopo di ammantare di terrore e morte la notte magica, animata soprattutto bambini. In tutti questi anni alla fine qual è infatti il dolcetto e qual è lo scherzetto? Meditate voi.



(Giovedì 28 Ottobre 2021)


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