 E' tornato il compositore con Koyaanisqasti, “La vita senza equilibrio”. Philip Glass all'Accademia romana di Santa Cecilia Il film del 1982 Philip Glass diretto da Godfrey Reggio con musica dal vivo
di Mario Dal Bello  Giovani entusiasti per Glass e il suo film del 1982 con musiche dal vivo da parte dell’orchestra e del coro ceciliani e del Philip Glass Ensemble diretti con piglio sicuro e senza esibizionismi (per fortuna) da Michael Riesman. Era la prima esecuzione italiana della versione per orchestra e coro e bisogna dire che è stato un successo. Il film, della durata di circa 85 ‘, è diviso in nove sezioni o episodi, o meglio visioni di un mondo sconquassato, distrutto o in fase di avanzata decomposizione. Un film apocalittico accompagnato da una musica “minimalista”, ovvero essenziale e perciò diretta, sia nel momenti più calmi (rari) sia in quelli scatenati dove gli ottoni la fanno da padroni.
Si tratta di un lavoro in cui la musica dovrebbe dire tutto già di per sé, eppure ha bisogno dell’immagine in diretta, anzi del suono in diretta che l’orchestra ceciliana – gli archi privi dei violini, anzi con ben dieci viole – esegue con la consueta precisione e passione. La forza del film è infatti la fusione raggiunta tra immagine e musica, tra lancinante timore di fine ed aspirazione ad una continuità in cui la parola della lingua dei nativi Hopi che significa La vita sconvolta, trovi un approdo non catastrofico. Il rapporto musica-immagine è dunque fondamentale in questo lavoro di Glass,ed appartiene alla nostra civiltà attuale dove talora sembra che l’immagine sia tutto, anche se priva di contenuto, mentre qui la riflessione-visione dicono parole forti. E’ così per Glass e la sua musica che conosce Bach – l’inizio con l’organo, come una passacaglia - ,Mozart – in certi adagi di alta e quasi sospesa lunghezza -, ma pure nell’esasperazione tumultuosa di tanta musica novecentesca. Un posto speciale ha la voce umana: il coro in cui le voci maschili scandiscono all’inizio e alla fine la parola “koyaanisqasti” ed il baritono ( il bravo Andrea D’Amelio) che accompagnano il flusso musicale-visionario con estrema naturalezza. Ed è questo uno dei motivi di fascino della composizione. Meritati applausi per una esecuzione di notevole qualità ed una occasione della perfetta fusione tra vedere e sentire, ossia del creare umano, di cui è eccellente esempio l’opera di Glass.
giudizio: ****

(Mercoledì 17 Novembre 2021)
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