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L’indifferenza della catastrofe

Don’t Look Up

A chi interessa la fine del mondo?


di Roberto Leggio


Mentre si stanno avvicinando le elezioni di medio termine del nuovo Presidente degli Stati Uniti (una donna che ha molto da nascondere per uno scandalo a luci rosse), due scienziati il dottor Randall Mindy e la dottoranda Kate Dibiasky scoprono, dopo attenti calcoli, che una enorme cometa proveniente dalla Nube di Oort si schianterà nel giro di sei mesi sulla Terra estinguendo per sempre ogni forma di vita. Cercando di diffondere la notizia al mondo intero, vengono dapprima derisi dalla Casa Bianca e non presi sul serio nemmeno durante un popolarissimo programma televisivo. Consci che la distruzione totale del Pianeta non interessi fondamentalmente a nessuno e che ogni speranza è ormai vana, dopo che due missioni per frammentare la cometa sono in fallite (la più astrusa gestita per questioni puramente economiche da un imprenditore di alta tecnologia a metà strada tra Steve Jobs e Elon Musk), i due scienziati, riconciliati con le proprie famiglie, aspettano il nuovo big bang davanti ad una succulenta ultima cena.


A che ora è la fine del mondo? All'ora della fine della dieta! Basta? No. Don't look up e l'assioma della demenza umana. Quindi un capolavoro che non lascia assoluzioni. Perché la cometa 'fine di mondo' è solo il motivo per mettere davanti agli occhi degli spettatori (la razza umana in toto) come i governi, la televisione, la tecnologia, i social media, siano totalmente indifferenti alla catastrofe imminente. E anche come viene prontamente disatteso il grido di allarme di due esseri umani 'normali' che cercano di convincere l'opinione pubblica. C'è una cometa enorme che ci cascherà sulla testa... e allora? Meglio aspettare i sondaggi per la nuova elezione di un presidente; meglio lasciare che i programmi televisivi facciano del sensazionalismo al contrario (le corna di due star della musica); ed è meglio fiondarsi ad acquistare l'ultimo modello di un super cellulare capace perfino di prevedere la propria morte. E il pianeta che ci ha generato? Beh, lui farà la sua parte quando sarà il momento. Perché la paura mette in moto un meccanismo mentale che fa diventare inaccettabile l’inevitabile. Cosi il film di Adam McKay sostiene che le catastrofi naturali ci inghiottiranno molto presto. In filigrana è una possente satira-critica al fallimento del Cop26, quello al quale Greta Thumberg ha sottolineato che il bla-bla dei governi non porterà da nessuna parte. Covid 19, riscaldamento globale, uso scriteriato dei combustibili fossili, deforestazione e inquinamento. E poi? Forse potremmo emigrare in altri pianeti. Ma non è detto che essi non ci divoreranno così, di noi soli nell'universo, non c'è ne resterà più traccia.

Giudizio: ***



(Lunedì 3 Gennaio 2022)


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