 Dal 13 gennaio al cinema distribuito da Kitchen Film True Mothers Analisi della maternità della regista giapponese Naomi Kawase
di Oriana Maerini 'True Mothers', liberamente ispirato al romanzo 'Asa ga Kuru' di Mizuki Tsujimura, scritto e diretto dalla talentuosa regista giapponese Naomi Kawase esce, distribuito da Kitchen Film, nelle nostre sale dal 13 gennaio. Un film toccante che esamina il rapporto delle donne con la maternità. Non a caso quest'opera è stata scelta nel 2020 per rappresentare il Giappone ai Premi Oscar. Il film snoda le emozioni materne usando tre piani narrativi: la gioia e l'accudimento che Satovo, diventanta madre adottiva di Asato, dopo la sofferenza causata da una serie di trattamenti della fertilità, vive crescendo il bambino; il dramma di Hikari, madre biologica di Asato rimasta incinta a 14 anni, ripudiata dalla famiglia e costretta a cedere il suo amato figlio che, dopo sei anni, vuole riavere. Infine la figura materna della donna che ha fondato "Baby Baton" su un'isola, un luogo idilliaco dove accogliere le ragazze madri fino al parto.

Hikari al momento in cui consegna il figlio a Satovo
Naomi Kawase non realizza un semplice e scontato film sull'adozione ma fotografa l'universo dei sentimenti materni e la loro complessità. Un'esplorazione lunga due ore e venti minuti, che fa entrare lo spettatore nell'anima e nel dramma dei personaggi. Non si può non entrare in empatia con queste madri e con i loro destini. True Mothers è stato girato in sei diverse location del Giappone: su un'isola, nella foresta, in città, in un luogo storico. L'atmosfera più coinvolgente è quella che si realizza nella parte filmata nell'isola dove la bellezza della natura, con l'estasi dei tramonti strizzando un po' l'occhio a Terrence Malick, alleggerisce il dramma delle giovani donne, reiette dalla società, che aspettano i loro figli con la consapevolezza che li perderanno dopo la nascita. Quasi un documentario sulla crudeltà di una società che, per salvaguardare la dignità, rinuncia alle loro figlie ed il frutto del loro grembo. Storie diverse ma simili che accomunano le gestanti immerse in una dimensione di dolcezza, grande emozioni, crisi esistenziali e sensi di colpa. Scene perfette che scaturiscono dalla sapienza documentaristica della regista che si è fatta notare con i documentari Embracing (1992) ed Escargot (1994) premiati, tra l'altro, nel 1995. allo Yamagata Documentary Film Festival. "È una storia sulla forgiatura del proprio destino" dichiara Naomi Kawase, ammettendo che gli attori sul set hanno vissuto momenti molto commoventi, fino alle lacrime. Un cast di interpreti ben assortito e grande valore (Arata Iura, Hiromi Nagasaku, Taketo Tanaka, Aju Makita e Miyoko AsadaYuta Tsukinaga e Naoki Sakakibara Uniche pecche di questo film sono l'eccesso dell'uso del flashback e la disomogenità nella lunghezza dei tre piani narrativi. L'ultima scena si chiude con lo sguardo perplesso del piccolo Asato, quando conosce la madre biologica, sembra generare la domanda: esiste solo una vera madre o tutte le madri possono amare nonostante il loro destino?
giudizio: ***

(Sabato 8 Gennaio 2022)
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