 Esplorazione della perdita dell’infanzia Petite Maman Onirica innocenza riflessa
di Roberto Leggio La nonna di Nelly, che ha otto anni muore in una casa di riposo. Lei e i genitori raggiungono quella che era stata la sua abitazione per sistemarla per poterla vendere. La mamma Marion, ritrova ciò che possedeva quando era bambina e racconta di una capanna costruita nel bosco che si trova nei pressi. D’improvviso poi parte lasciandola sola con il padre. Girovagando nel bosco Nelly trova una bambina della sua stessa età che sta costruendo una capanna. Quella bambina è identica a lei e si chiama Marion.

Cosa si prova a otto anni a perdere una persona cara? La questione è semplice e volendo complicata. La ragazzina che vede riflessa (dopo la morte della nonna) in un altra bambina della sua età incontrata in un bosco la propria madre, é la risposta alla domanda iniziale. Il doppleganger è l'elaborazione del senso di perdita e di spaesamento. Il film di Celine Sciamma, analizza le paure che hanno tutti i bambini quando per un modo o per un altro; una mamma o un padre si allontanano da loro da loro per una qualsiasi ragione. Le due femminucce della vicenda (in un potente transfert), giocano, si confessano e si interrogano sul proprio passato e sul proprio futuro, aiutandosi a colmare dei vuoti che i genitori non riescono a riempire. La capanna dei ricordi di sua madre, la casa con gli stessi mobili, lo stesso calore familiare, la stessa cameretta (pero più disadorna); sono lo specchio della presa di coscienza di un presente (futuro?) alterabile, la consapevolezza di diventare grandi e affrontare il mondo con altri occhi. Poetico e sognante, scompone l'onirico per raccontare la perdita dell’infanzia sapendo superare i propri dolori interiori. Piccolo grande e profondo film un cui la fine dell'innocenza coincide con il ritorno. Forse tutti i ritorni.
Giudizio ***

(Giovedì 10 Febbraio 2022)
Home Recensioni  |