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L’uomo e il bambino alla ricerca di se stessi

C'mon C'mon

Poetica minimale di parole, suoni e emozioni


di Roberto Leggio


Johnny è un produttore radiofonico che gira di città in città intervistando i bambini sulle loro speranze e i loro sogni. Un giorno viene chiamato dalla sorella Viv, che non sentiva da tempo, per aiutarla con suo figlio Jesse di 9 anni mentre lei deve prendersi cura del marito affetto da disturbo bipolare. Non abituato a gestire bambini, Johnny decide di portare il nipote in viaggio con sé per lavoro, da New York alle periferie degli stati del sud. Grazie a questo viaggio ed al confronto con la realtà quotidiana, i due istaureranno un legame profondo e inaspettato, capace di cambiarli per sempre.




Nelle parole dei ragazzini la cura al nostro dolore. Un assioma perfetto per comprendere come da adulti il nostro passato si disperde nel tempo lasciando su di noi ferite insanabili. Saper ascoltare e come ascoltare, non solo è un ottimo lenitivo ma è anche una finestra sul mondo che ci circonda. Johnny, fonico che registra le confessioni dei futuri uomini è il perfetto trade d'union tra quello che eravamo e quello che saremo. A fargli aprire gli occhi, la mente e le orecchie è il suo nipotino Jesse, costretto dagli eventi a vivere con lui, in quanto tormentato dalla malattia del padre bipolare e dall'allontanamento della madre. Le sue 'sagge' parole sono la verità che grava insospettabile sulla nostra società e soprattutto nel nostro malessere. Un male di vivere che il Johnny e sua sorella (la madre del bambino) non sono riusciti a liberarsene dopo la morte della loro genitrice. Così il fonico ed il nipotino si confrontano, complementandosi a vicenda, in un viaggio in diverse città d'America (da New York a New Orleans) dove raccolgono confessioni, punti di vista, sogni, segreti o solo pensieri di chi da piccolo e molto più maturo degli adulti. "Gli Stati Uniti sono un bel posto con bruttissima gente" dice un ragazzino in un'intervista, e in questa frase c'è tutta la presa di coscienza nell'affermare che il grande paese è un luogo alieno a sé stesso. Per amplificarne il significato Jesse, gira per le strade affollate, spiagge battute dal vento, raccoglie con un microfono voci e suoni come se fosse un esploratore di un mondo a parte. Senza alcuna retorica, pieno di spunti di riflessione (sofferenza infantile, analisi della generatorialità, difficoltà familiari, voragini di sentimento, ricerca di protezione e autonomia); il regista Mike Mills sottolinea tutto questo con una poetica minimalista che ricorda Alice nella Città di Wim Wenders e quasi omaggiandolo gira il film in bianco e nero in quanto il colore non avrebbe dato il giusto peso all'inconscio. In un errare da una città all'altra lo zio e il bambino; come evoluzione dello stesso personaggio; si muovono alla ricerca di se stessi trovando alla fine un giusto equilibrio in spazi zeppi di suoni, stimoli e emozioni.

Giudizio ***





(Venerdì 8 Aprile 2022)


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