 Il Diavolo dei palloncini neri Black Phone La libertà grazie ad una cornetta telefonica
di Roberto Leggio In una cittadina del Colorado alla fine degli anni ’70 spariscono bambini. La polizia e la stampa l’ha battezzato il rapitore introvabile Il Rapace. Finney e Gwen sono due fratelli che vivono con un padre alcolizzato e anaffettivo divenuto così dopo il suicidio della loro madre. Gwen da lei ha ereditato doni da sensitiva, mentre Finney a scuola è vittima di bullismo e non riesce a reagire a questi soprusi. Il loro mondo, turbato da assenze e violenza, è appesantito ulteriormente dal rapimento di cinque loro coetanei da parte di un uomo travestito da mago che li adesca con dei palloncini neri. Quando anche Finney finisce nello scantinato del rapitore, il ragazzo capisce che l’unico modo per sopravvivere è quella di dare ascolto alle voci delle precedenti vittime che provengono da un telefono che squilla in disuso da anni.

Ethan Hawke diabolico in una scena del film Ci sono horror e horror. Ci sono quelli pieni di sangue e quelli intellettuali. Quelli cervellotici e quelli a metà strada tra il thriller psicologico e l'horror puro. Black Phone propende per l'ultima citazione. Non è un horror (sangue non c'è n'è nemmeno una goccia) ma è in thriller psicologico con un 'voci' dell'inconscio. E questo cambia prospettiva. Perché tutto è giocato sul soprannaturale che un ragazzino rapito da un serial killer dal soprannome inequivocabile (il rapace) sente attraverso una cornetta di un telefono in disuso. Le voci di chi e stato vittima del rapace (con una maschera da diavolo cornuto) danno delle indicazioni di come egli potrà salvarsi da un It con i palloncini neri. Come farà ad uscire dal buco in cui è stato infilato passa giustamente dalla cornetta del telefono ma anche dalle paure dell'infanzia. Molto It? Certamente. Anche perché il racconto di base è la conseguente sceneggiatura è scritta da Joe Hill, che altri non è che il secondo figlio di Stephen King (sotto mentite spoglie); che dal padre ha imparato a intrufolarsi nei terrori che attanagliano gli adolescenti prima del gran salto nell'età adulta. Peccato però che Black Phone, nonostante la buona regia di Scott Derrickson, imbocchi almeno due strade: supernatural thriller e psycohorror che forse cozzano un po' troppo. Mamma natura e mamma genetica sono la soluzione dell'enigma (attenzione ai sogni...). Ne resta un buon film forse magari stravisto. Derrickon tempo fa faceva più paura adesso invece.....
Giudizio **

(Domenica 26 Giugno 2022)
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