 Vapore e fanghiglia risvegliano la rabbia che c’è in noi Piove L’orrore di vivere in una società affogata dal rancore e dal risentimento
di Roberto Leggio Da qualche giorno Roma è teatro di un evento singolare: quando piove condotti e tombini tracimano con una melma grigiastra ed esalano un vapore denso di cui non si conosce l’origine. Nessuno può immaginare che chiunque respiri questo misterioso vapore dovrà farà i conti con ciò che reprime, i suoi istinti più oscuri, la sua rabbia. Neanche la famiglia Morel.

La pioggia scende sui peccati e lava le coscienze. Il senso del film è iscritto nell'incipit dove attraverso varie epoche alcuni personaggi vengono uccisi sotto gli occhi dei famigliari. al giorno d'oggi nella periferia più estrema di Roma (vissuta come un mondo a parte) si sopravvive nella rabbia, nella violenza intrinseca, nel profondo disagio e nella totale indifferenza. Un uomo e i suoi due figli, uno adolescente problematico e una ragazzina sulla sedia a rotelle, convivono con il dolore della morte della moglie e madre. Il peccato (e la sua espiazione) fa da ago della bilancia di un microcosmo in deflagrazione. Di metafora in metafora, il vapore che esce improvviso dai lavandini e dai tombini; non è nient'altro che il veleno che intossica il nostro presente. Paolo Strippoli (al suo secondo film in “solitaria”) gioca su assoluti dirigendo un horror che va oltre il sangue (forse anche troppo evidente) e i morti che aumentano con l'avanzare della trama. Perché Piove parla di Noi. Osceni corpi estranei rancorosi e gonfi di un proprio male represso. Il senso di colpa amplifica le frustrazioni che trovano la loro catarsi solo nell’inadeguatezza. Il finale splatter appesantisce un buonissimo prodotto, lontano anni luce dal nostro cinema a senso unico, facendone una anomalia da vedere e con il quale pensare.
Giudizio: **1/2

(Domenica 13 Novembre 2022)
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