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Reinvenzione di una fiaba immortale

Pinocchio

Rivivere, disubbidire e combattere per la propria libertà


di Roberto Leggio


Distrutto dal dolore per aver visto morire il suo figliolo durante un bombardamento mentre imperversa la Prima Guerra mondiale, il vecchio falegname Geppeto, solo e inconsolabile costruisce con rabbia una marionetta. Siamo negli anni del Fascismo di Benito Mussolini e l’uomo lega il ricordo del figlio perduto a quel burattino di legno che prende vita per un doloroso desiderio di paternità. Rappezzato nelle fattezze ma con la voglia di essere un bambino vero, Pinocchio spinto da un irrefrenabile voglia libertà, combina ogni tipo di guaio, mettendo in serio pericolo Geppetto tenuto d’occhio dal Gerarca del paese che impone obbedienza e rispetto al partito. Per non causare più problemi al padre, il burattino insieme a Sebastian, il grillo parlante che aveva trovato rifugio nel tronco dal quale è stato ricavato, intraprende un viaggio verso la propria presa di coscienza e un vitale posto nel mondo.


Diciamolo senza mezzi termini: Pinocchio di Guillermo Del Toro è un capolavoro. Lo è perché, allontanandosi del tutto dal racconto (non fiaba) di Carlo Collodi; la versione odierna è tutta un'altra storia. O forse no. Ambientato nel periodo fascista italiano, il burattino incarna la ribellione alle istituzioni; a certi dogmi imposti dalla dittatura che limita il pensiero liberale e garantisce l'oscurantismo. Il primo a farne le spese è Geppetto, arrabbiato verso lo 'Stato' che a causa di un effetto collaterale, gli ha rubato il figlioletto di dieci anni grazie alla macelleria della prima guerra mondiale. Per sanare il dolore costruisce sotto i fumi dell'alcol il burattino come simulacro della sua genia. Imperfetto nelle fattezze (chiodi sconnessi, gambe rappezzate, capelli abbozzati) il burattino è più di quanto potrebbe essere un figlio con la curiosità di scoprire il mondo che lo circonda. Con l'aggravante che intorno a lui c'è chi lo vede come una star da sfruttare (volpe-mangiafuoco) e lo stato (incarnato da un gerarca) che 'punisce' padri e figli e chiunque disobbedisca e non sia allineato al regime. Quindi a furor di metafora non più il paese dei balocchi, ma una sorta di caserma per generare giovani soldati da mandare al fronte. In un semi musical in animazione, Del Toro mette sotto il microscopio il rapporto padre-figlio, collante indivisibile nonostante le storture dell'epoca. Con rimandi inevitabili al Labirinto del Fauno (senza arrivare a quelle vette) e un accenno a A.I. di Steven Spielberg, il film del regista messicano amplifica mostri 'umani' e 'fantastici' dimostrando che l'amore è capace di sopravvivere a qualsiasi avversità. E non preoccupatevi se il finale non è come lo conoscete, ma è un'ulteriore invenzione per rendere Pinocchio immortale.

Giudizio: ***1/2



(Venerdì 9 Dicembre 2022)


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