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Spettacolo Scritto e diretto da Francesco d'Alonso

Ricordate che eravate violini

Visto al Teatro Belli di Roma


di Oriana Maerini


Teatro per l’anima. Così si può descrivere lo spettacolo “Ricordate che eravate violini. Meditazione notturna per una voce sola” visto al Teatro Belli di Roma il 5 aprile. Ideatore e regista di questa interessante pièce è Francesco D’Alfonso(nella foto di Cecilia Chiaramonte a sinistra) che ha imbastito uno spettacolo mistico e filosofico grazie ad una eccellente sceneggiatura liberamente tratta dai testi di autori diversi ( J.L. Borges, J. da Todi, K. Gibran, M. Luzi, A. Merini, E.E. Schmitt, D. M. Turoldo)

In un tempo ed in uno spazio limitato lo spettacolo offre agli astanti una magnifico disvelamento del Cristo/Uomo.
Sul palcoscenico, con un allestimento semplice ma evocativo (uno specchio che dietro al personaggio simula una croce, un lungo lenzuolo bianco che emula il sudario di Cristo), l’eccellente attore Giorgio Sales porta sulle sue spalle il fardello di un Dio-umano vestendo i panni del Figlio dell’Uomo sa che dovrà morire e, come in uno specchio, vede se stesso attraverso ciò che gli scrittori, i poeti e i musicisti diranno di lui. Ripercorre i momenti difficili della sua passione e la gloria della sua resurrezione parafrasando le parole degli scrittori: Eric-Emmanuel Schmitt, un dubbio terribile coglie Gesù la sera del suo arresto: è davvero colui che gli ebrei attendono e che i profeti hanno annunciato? La parabola del suo sacrificio nel dolore che diventa poesia. L’affascinazione del figlio di Dio consapevole del suo destino che accetta la croce pur con le paure e i dilemmi di un uomo qualunque, perdonando l’umanità stolta che lo uccide. Un Cristo che ripercorre, nelle pagine dei giornali, la storia e l'interpretazione del suo messaggio nel corso dei secoli.

L'attore Giorgio Sales sul palcoscenico- Foto di Cecilia Chiaramonte



Un’atmosfera magica, grazie alla contaminazione degli strumenti scenografici: giochi di luce a cura di Cecilia Sensi con la consulenza tecnica Francesco Bàrbera, le voci fuori campo di Roberta Azzarone, Lorenzo Parrotto ed i contributi audio e video Francesco Indelicato, avvolge l'Ecce Homo sul palcoscenico.
Tutto esaltato dalle musiche del musicista Lorenzo Sabene che con liuto, tiorba, chitarra incanto con musiche di J.S. Bach, F. De Andrè, J. Dowland, S. Weiss, S. Landi, M. Lauridsen, Piccinini, M. Ravel, F. Valdambrini.

Standing oviation finale del pubblico che lascia il teatro portandosi nei cuori la gioia di aver meditato sul sacrificio e la vittoria del Redentore. Il Figlio dell’uomo, «l’È, il Fu e il Sarà» di cui parla Borges, muore «sospeso a una croce».
Gli uomini sono salvi, «oppressi ed esaltati dal male» prima, sono ora liberi, redenti, testimoni di quell’amore gratuito che ha vinto la morte. Come violini, «pronti a suonare le ragioni del mondo».






(Mercoledì 19 Aprile 2023)


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